'Dante vivo', 1997-2022© Julia Bolton Holloway, Carlo Poli, Società Dantesca Italiana, Federico Bardazzi, Ensemble San Felice, Richard Holloway, Akita Noek
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Lettore, Giorgio Albertazzi
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Cerchio VIII, Malebolge, la Frode
DANTE ALIGHIERI
COMMEDIA.
INFERNO XVIII
uogo è in
inferno detto Malebolge,
tutto di pietra di color ferrigno,
come la cerchia che dintorno il volge.
4 Nel
dritto mezzo del campo maligno
vaneggia un pozzo assai largo e profondo,
di cui suo loco dicerò l'ordigno.
7 Quel
cinghio che rimane adunque è tondo
tra 'l pozzo e 'l piè de l'alta ripa dura,
e ha distinto in dieci valli il fondo.
10 Quale, dove
per guardia de le mura
più e più fossi cingon li castelli,
la parte dove son rende figura,
13 tale imagine
quivi facean quelli;
e come a tai fortezze da' lor sogli
a la ripa di fuor son ponticelli,
16 così da
imo de la roccia scogli
Bolgia, i Pandari !
movien che ricidien li argini e ' fossi
infino al pozzo che i tronca e raccogli.
19 In questo
luogo, de la schiena scossi
di Gerïon, trovammoci; e 'l poeta
tenne a sinistra, e io dietro mi mossi.
22 A la man destra vidi
nova pieta,
novo tormento e novi frustatori,
di che la prima bolgia era repleta.
25 Nel fondo
erano ignudi i peccatori;
dal mezzo in qua ci venien verso 'l volto,
di là con noi, ma con passi maggiori,
28 come i Roman
per l'essercito molto,
l'anno del giubileo, su per lo ponte
hanno a passar la gente modo colto,
31 che da l'un
lato tutti hanno la fronte
verso 'l castello e vanno a Santo Pietro,
da l'altra sponda vanno verso 'l monte.
34 Di qua, di
là, su per lo sasso tetro
vidi demon cornuti con gran ferze,
che li battien crudelmente di retro.
37 Ahi come
facean lor levar le berze
a le prime percosse! già nessuno
le seconde aspettava né le terze.
40 Mentr' io
andava, li occhi miei in uno
furo scontrati; e io sì tosto dissi:
«Già di veder costui non son digiuno».
43 Per ch'ïo a
figurarlo i piedi affissi;
e 'l dolce duca meco si ristette,
e assentio ch'alquanto in dietro gissi.
46 E quel
frustato celar si credette
bassando 'l viso; ma poco li valse,
ch'io dissi: «O tu che l'occhio a terra gette,
49 se le fazion
che porti non son false,
Venedico se' tu Caccianemico.
Ma che ti mena a sì pungenti salse?».
52 Ed elli a me:
«Mal volontier lo dico;
ma sforzami la tua chiara favella,
che mi fa sovvenir del mondo antico.
55 I' fui colui
che la Ghisolabella
condussi a far la voglia del marchese,
come che suoni la sconcia novella.
58 E non pur io
qui piango bolognese;
anzi n'è questo loco tanto pieno,
che tante lingue non son ora apprese
61 a dicer
`sipa' tra Sàvena e Reno;
e se di ciò vuoi fede o testimonio,
rècati a mente il nostro avaro seno».
64 Così parlando
il percosse un demonio
de la sua scurïada, e disse: «Via,
ruffian! qui non son femmine da conio».
67 I' mi
raggiunsi con la scorta mia;
poscia con pochi passi divenimmo
là 'v' uno scoglio de la ripa uscia.
70 Assai
leggeramente quel salimmo;
e vòlti a destra su per la sua scheggia,
da quelle cerchie etterne ci partimmo.
73 Quando noi
fummo là dov' el vaneggia
di sotto per dar passo a li sferzati,
lo duca disse: «Attienti, e fa che feggia
76 lo viso in te
di quest' altri mal nati,
ai quali ancor non vedesti la faccia
però che son con noi insieme andati».
79 Del vecchio
ponte guardavam la traccia
che venìa verso noi da l'altra banda,
e che la ferza similmente scaccia.
82 E 'l buon
maestro, sanza mia dimanda,
mi disse: «Guarda quel grande che vene,
e per dolor non par lagrime spanda:
85 quanto
aspetto reale ancor ritene!
Quelli è Iasón, che per cuore e per senno
li Colchi del monton privati féne.
88 Ello passò
per l'isola di Lenno
poi che l'ardite femmine spietate
tutti li maschi loro a morte dienno.
91 Ivi con segni
e con parole ornate
Isifile ingannò, la giovinetta
che prima avea tutte l'altre ingannate.
94 Lasciolla
quivi, gravida, soletta;
tal colpa a tal martiro lui condanna;
e anche di Medea si fa vendetta.
97 Con lui sen
va chi da tal parte inganna;
e questo basti de la prima valle
sapere e di color che 'n sé assanna».
100 Già eravam
là 've lo stretto
calle
Bolgia 2, i Lusingatori
con l'argine secondo s'incrocicchia,
e fa di quello ad un altr' arco spalle.
103 Quindi
sentimmo gente che si nicchia
ne l'altra bolgia e che col muso scuffa,
e sé medesma con le palme picchia.
106 Le ripe eran
grommate d'una muffa,
per l'alito di giù che vi s'appasta,
che con li occhi e col naso facea zuffa.
109 Lo fondo è
cupo sì, che non ci basta
loco a veder sanza montare al dosso
de l'arco, ove lo scoglio più sovrasta.
112 Quivi
venimmo; e quindi giù nel fosso
vidi gente attuffata in uno sterco
che da li uman privadi parea mosso.
115 E mentre
ch'io là giù con l'occhio cerco,
vidi un col capo sì di merda lordo,
che non parëa s'era laico o cherco.
118 Quei mi
sgridò: «Perché se' tu sì gordo
di riguardar più me che li altri brutti?».
E io a lui: «Perché, se ben ricordo,
121 già t'ho
veduto coi capelli asciutti,
e se' Alessio Interminei da Lucca:
però t'adocchio più che li altri tutti».
124 Ed elli
allor, battendosi la
zucca:
«Qua giù m'hanno sommerso le lusinghe
ond' io non ebbi mai la lingua stucca».
127 Appresso ciò
lo duca «Fa che pinghe»,
mi disse, «il viso un poco più avante,
sì che la faccia ben con l'occhio attinghe
130 di quella
sozza e scapigliata fante
che là si graffia con l'unghie merdose,
e or s'accoscia e ora è in piedi stante.
133 Taïde è, la
puttana che rispuose
al drudo suo quando disse ``Ho io grazie
grandi apo te?": ``Anzi maravigliose!".
136 E quinci
sian le nostre viste sazie».
1 Pilgrim Jubilee, 1300, Pilgrim and Book, pp. 65-66.
'DANTE VIVO'- LA COMMEDIA DI DANTE ALIGHIERI (Testo,
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