'Dante vivo', 1997-2022 © Julia Bolton Holloway, Carlo Poli, Società Dantesca Italiana, Federico Bardazzi, Ensemble San Felice
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Mercurio
DANTE ALIGHIERI
oscia che
Costantin l'aquila volse
contr' al corso del ciel, ch'ella seguio
dietro a l'antico che Lavina tolse,
4 cento e
cent' anni e più l'uccel di Dio
ne lo stremo d'Europa si ritenne,
vicino a' monti de' quai prima uscìo;
7 e sotto
l'ombra de le sacre penne
governò 'l mondo lì di mano in mano,
e, sì cangiando, in su la mia pervenne.
10 Cesare fui e
son Iustinïano,
che, per voler del primo amor ch'i' sento,
d'entro le leggi trassi il troppo e 'l vano.
13 E prima
ch'io a l'ovra fossi attento,
una natura in Cristo esser, non piùe,
credea, e di tal fede era contento;
16 ma 'l
benedetto Agapito, che fue
sommo pastore, a la fede sincera
mi dirizzò con le parole sue.
19 Io li
credetti; e ciò che 'n sua fede era,
vegg' io or chiaro sì, come tu vedi
ogni contradizione e falsa e vera.
22 Tosto che
con la Chiesa mossi i piedi,
a Dio per grazia piacque di spirarmi
l'alto lavoro, e tutto 'n lui mi diedi;
Egerton 943, drawing like those in Brunetto Latino
Tesoro manuscripts
25 e al mio
Belisar commendai l'armi,
cui la destra del ciel fu sì congiunta,
che segno fu ch'i' dovessi posarmi.
28 Or qui a la
question prima s'appunta
la mia risposta; ma sua condizione
mi stringe a seguitare alcuna giunta,
31 perché tu
veggi con quanta ragione
si move contr' al sacrosanto segno
e chi 'l s'appropria e chi a lui s'oppone.
34 Vedi quanta
virtù l'ha fatto degno
di reverenza; e cominciò da l'ora
che Pallante morì per darli
regno.
37 Tu sai ch'el
fece in Alba sua dimora
per trecento anni e oltre, infino al fine
che i tre a' tre pugnar per lui ancora.
40 E sai ch'el
fé dal mal de le Sabine
al dolor di Lucrezia in sette regi,
vincendo intorno le genti vicine.
43 Sai quel
ch'el fé portato da li egregi
Romani incontro a Brenno, incontro a Pirro,
incontro a li altri principi e collegi;
46 onde
Torquato e Quinzio, che dal cirro
negletto fu nomato, i Deci e ' Fabi
ebber la fama che volontier
mirro.
49 Esso atterrò
l'orgoglio de li Aràbi
che di retro ad Anibale passaro
l'alpestre rocce, Po, di che tu labi.
52 Sott' esso
giovanetti trïunfaro
Scipïone e Pompeo; e a quel colle
sotto 'l qual tu nascesti parve amaro.
55 Poi, presso
al tempo che tutto 'l ciel volle
redur lo mondo a suo modo sereno,
Cesare per voler di Roma il tolle.
58 E quel che
fé da Varo infino a Reno,
Isara vide ed Era e vide Senna
e ogne valle onde Rodano è
pieno.
61 Quel che fé
poi ch'elli uscì di Ravenna
e saltò Rubicon, fu di tal volo,
che nol seguiteria lingua né penna.
64 Inver' la
Spagna rivolse lo stuolo,
poi ver' Durazzo, e Farsalia percosse
sì ch'al Nil caldo si sentì del duolo.
67 Antandro e
Simeonta, onde si mosse,
rivide e là dov' Ettore si cuba;
e mal per Tolomeo poscia si scosse.
70 Da indi
scese folgorando a Iuba;
onde si volse nel vostro occidente,
ove sentia la pompeana tuba.
73 Di quel che
fé col baiulo
seguente,
Bruto con Cassio ne l'inferno latra,
e Modena e Perugia fu dolente.
76 Piangene
ancor la trista Cleopatra,
che, fuggendoli innanzi, dal colubro
la morte prese subitana e atra.
79 Con costui
corse infino al lito rubro;
con costui puose il mondo in tanta pace,
che fu serrato a Giano il suo delubro.
82 Ma ciò che
'l segno che parlar mi face
fatto avea prima e poi era fatturo
per lo regno mortal ch'a lui soggiace,
85 diventa in
apparenza poco e scuro,
se in mano al terzo Cesare si mira
con occhio chiaro e con affetto puro;
88 ché la viva
giustizia che mi spira,
li concedette, in mano a quel ch'i' dico,
gloria di far vendetta a la sua ira.
91 Or qui
t'ammira in ciò ch'io ti replìco:
poscia con Tito a far vendetta corse
de la vendetta del peccato antico.
94 E quando il
dente longobardo morse
la Santa Chiesa, sotto le sue ali
Carlo Magno, vincendo, la soccorse.
97 Omai puoi
giudicar di quei cotali
ch'io accusai di sopra e di lor falli,
che son cagion di tutti vostri mali.
100 L'uno al
pubblico segno i gigli gialli
oppone, e l'altro appropria quello a parte,
sì ch'è forte a veder chi più si falli.
103 Faccian li
Ghibellin, faccian lor arte
sott' altro segno, ché mal segue quello
sempre chi la giustizia e lui diparte;
106 e non
l'abbatta esto Carlo novello
coi Guelfi suoi, ma tema de li artigli
ch'a più alto leon trasser lo vello.
109 Molte fïate
già pianser li figli
per la colpa del padre, e non si creda
che Dio trasmuti l'armi per suoi gigli!
121 Questa
picciola stella si correda
d'i buoni spirti che son stati attivi
perché onore e fama li succeda:
124 e quando li
disiri poggian quivi,
sì disvïando, pur convien che i raggi
del vero amore in sù poggin men vivi.
127 Ma nel
commensurar d'i nostri gaggi
col merto è parte di nostra letizia,
perché non li vedem minor né maggi.
130 Quindi
addolcisce la viva giustizia
in noi l'affetto sì, che non si puote
torcer già mai ad alcuna nequizia.
133 Diverse voci
fanno dolci note;
così diversi scanni in nostra vita
rendon dolce armonia tra queste rote.
136 E dentro a
la presente margarita
luce la luce di Romeo, di cui
fu l'ovra grande e bella mal gradita.
139 Ma i
Provenzai che fecer contra lui
non hanno riso; e però mal cammina
qual si fa danno del ben fare altrui.
142 Quattro
figlie ebbe, e ciascuna reina
Ramondo Beringhiere, e ciò li fece
Romeo, persona umìle e peregrina.
145 E poi il
mosser le parole biece
a dimandar ragione a questo giusto,
che li assegnò sette e cinque per diece,
148 indi
partissi povero e vetusto;
e se 'l mondo sapesse il cor ch'elli ebbe
mendicando sua vita a frusto a frusto,
151 assai lo
loda, e più lo loderebbe».
Londra, British Library, Yates Thompson 36, fol. 140
1 The story of Romeo
the Pilgrim contrasts absolutely with that of Pier delle
Vigne, the suicide, both unjustly, like Dante, deprived of
everything: Pilgrim and Book, pp. 76-77, 84.
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