'Dante vivo', 1997-2022 © Julia Bolton Holloway, Carlo Poli, Società Dantesca Italiana, Federico Bardazzi, Ensemble San Felice, Richard Holloway, Akita Noek

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Cerchio II, della Lussuria


DANTE ALIGHIERI

COMMEDIA. INFERNO V



Londra, British Library, Yates Thompson 36, fol. 8v 

 
  Blake, Hell, Canto 5

osì discesi del cerchio primaio                        
  giù nel secondo, che men loco cinghia
  e tanto più dolor, che punge a guaio.

Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:      
  essamina le colpe ne l'intrata;
  giudica e manda secondo ch'avvinghia.
                                                                                             

7  Dico che quando l'anima mal nata        
  li vien dinanzi, tutta si confessa;
  e quel conoscitor de le peccata

10  vede qual loco d'inferno è da essa;       
  cignesi con la coda tante volte
  quantunque gradi vuol che giù sia messa.

13  Sempre dinanzi a lui ne stanno molte:     
  vanno a vicenda ciascuna al giudizio,
  dicono e odono e poi son giù volte.

16  «O tu che vieni al doloroso ospizio»,     
  disse Minòs a me quando mi vide,
  lasciando l'atto di cotanto offizio,

19  «guarda com' entri e di cui tu ti fide;      
  non t'inganni l'ampiezza de l'intrare!».
  E 'l duca mio a lui: «Perché pur gride?

22  Non impedir lo suo fatale andare:     
  vuolsi così colà dove si puote
  ciò che si vuole, e più non dimandare».

25  Or incomincian le dolenti note       
  a farmisi sentire; or son venuto
  là dove molto pianto mi percuote.

28  Io venni in loco d'ogne luce muto,     
  che mugghia come fa mar per tempesta,
  se da contrari venti è combattuto.
                                                                                            

31  La bufera infernal, che mai non resta,
  mena li spirti con la sua rapina;
  voltando e percotendo li molesta.

34  Quando giungon davanti a la ruina,   
  quivi le strida, il compianto, il lamento;
  bestemmian quivi la virtù divina.

37  Intesi ch'a così fatto tormento       
  enno dannati i peccator carnali,
  che la ragion sommettono al talento.
                                                                                   

40  E come li stornei ne portan l'ali      
  nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
  così quel fiato li spiriti mali

43  di qua, di là, di giù, di sù li mena;  
  nulla speranza li conforta mai,
  non che di posa, ma di minor pena.

46  E come i gru van cantando lor lai,  
  faccendo in aere di sé lunga riga,
  così vid' io venir, traendo guai,

49  ombre portate da la detta briga;     
  per ch'i' dissi: «Maestro, chi son quelle
  genti che l'aura nera sì gastiga?».

52  «La prima di color di cui novelle   
tu vuo' saper», mi disse quelli allotta,
«fu imperadrice di molte favelle.

55  A vizio di lussuria fu sì rotta,      
  che libito fé licito in sua legge,
  per tòrre il biasmo in che era condotta.

58  Ell' è Semiramìs, di cui si legge       
  che succedette a Nino e fu sua sposa:
  tenne la terra che 'l Soldan corregge.

61  L'altra è colei che s'ancise amorosa,      
  e ruppe fede al cener di Sicheo;
  poi è Cleopatràs lussurïosa.

64  Elena vedi, per cui tanto reo               
  tempo si volse, e vedi 'l grande Achille,
  che con amore al fine combatteo.

67  Vedi Parìs, Tristano»; e più di mille     
  ombre mostrommi e nominommi a dito,
  ch'amor di nostra vita dipartille.

70  Poscia ch'io ebbi 'l mio dottore udito  
  nomar le donne antiche e ' cavalieri,
  pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.

73  I' cominciai: «Poeta, volontieri       
  parlerei a quei due che 'nsieme vanno,
  e paion sì al vento esser leggieri».

76  Ed elli a me: «Vedrai quando saranno  
  più presso a noi; e tu allor li priega
  per quello amor che i mena, ed ei verranno».

            
        Giovanni Boccaccio, Biblioteca Riccardiana  
        

79  Sì tosto come il vento a noi li piega, 
  mossi la voce: «O anime affannate,
  venite a noi parlar, s'altri nol niega!».

82  Quali colombe dal disio chiamate   
  con l'ali alzate e ferme al dolce nido
  vegnon per l'aere, dal voler portate;

85  cotali uscir de la schiera ov' è Dido,   
  a noi venendo per l'aere maligno,
  sì forte fu l'affettüoso grido.

   
Biblioteca Apostolica Vaticana, Urbinate lat 365

88  «O animal grazïoso e benigno            
  che visitando vai per l'aere perso
  noi che tignemmo il mondo di sanguigno,

91  se fosse amico il re de l'universo,      
  noi pregheremmo lui de la tua pace,
  poi c'hai pietà del nostro mal perverso.
                                                                                             

94  Di quel che udire e che parlar vi piace,  
  noi udiremo e parleremo a voi,
  mentre che 'l vento, come fa, ci tace.

97  Siede la terra dove nata fui       
  su la marina dove 'l Po discende
  per aver pace co' seguaci sui.

100  Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,  
  prese costui de la bella persona
  che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

103  Amor, ch'a nullo amato amar perdona,   
  mi prese del costui piacer sì forte,
  che, come vedi, ancor non m'abbandona.

106  Amor condusse noi ad una morte.     
  Caina attende chi a vita ci spense».
  Queste parole da lor ci fuor porte.

109  Quand' io intesi quell' anime offense,     
  china' il viso, e tanto il tenni basso,
  fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».

112  Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso, 
  quanti dolci pensier, quanto disio
  menò costoro al doloroso passo!».

115  Poi mi rivolsi a loro e parla' io,          
  e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
  a lagrimar mi fanno tristo e pio.

118  Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
  a che e come concedette amore
  che conosceste i dubbiosi disiri?».

121  E quella a me: «Nessun maggior dolore   
  che ricordarsi del tempo felice
  ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.

124  Ma s'a conoscer la prima radice      
  del nostro amor tu hai cotanto affetto,
  dirò come colui che piange e dice.

127  Noi leggiavamo un giorno per diletto    
  di Lancialotto come amor lo strinse;
  soli eravamo e sanza alcun sospetto.

130  Per più fïate li occhi ci sospinse   
  quella lettura, e scolorocci il viso;
  ma solo un punto fu quel che ci vinse.

133  Quando leggemmo il disïato riso     
  esser basciato da cotanto amante,
  questi, che mai da me non fia diviso,

136 la bocca mi basciò tutto tremante.   
  Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
  quel giorno più non vi leggemmo avante».

139  Mentre che l'uno spirto questo disse,
  l'altro piangëa; sì che di pietade
  io venni men così com' io morisse.

142  E caddi come corpo morto cade.  

  
Londra, British Library, Yates Thompson 36, fols. 9, 10


William Blake, Hell, Canto V

1 Pilgrim and Book, p. 166, on the wintering of these birds in Egypt and Carthage, the realms of Cleopatra and Dido.

Comments: Paul, the convert, in Romans 13.13, inscribed the passage that in turn converted St Augustine in a garden in Milan, when he practised with the Bible the sortes virgilianae, that told him, in the lovely king James translation, to eschew 'chambering and wantonness'. Here Dante Pilgrim, and we the reader with him, join in the domino effect where the opposite occurs, where two read of the adultery of Lancelot and Guinevere amd then mirror that adultery in their own, resulting in their murder by Paolo's brother, Francesca's husband. The scene mirrors also that seduction by Abelard of the minor Heloise, during their reading of Lucan's Pharsalia, a book Heloise will again cite at her profession as a nun. their marriage having brought about their dual calamity, his castration and consequent inability to pay his marriage debt to her, again from Paul, Corinthians 7.  See http://www.florin.ms/Heloise.html and Elizabeth Makowski http://www.umilta.net/CanonLawandMarriage.html. It should be observed that the sin of lust is the least of the seven deadly sins, Paolo's brother being condemned to that of Caina, of fratricides. Aristocracy for the inheritance of property condemned adultery on the part of women, while canon law instead taught that it was the husband's fault in not having satisfied his wife's marriage debt adequately and was more compassionate, Christianity remembering Christ with the woman taken in adultery. Meanwhile our own reading of this text is to be swayed wrongly by the Commedia and its poet, Dante, as a Galeotto, leading us to death 'E caddi come corpo morto cade', and drowning by shipwreck, as with Ulysses in his siren song to his sailors.. Beware seductive rhetoric and pornographic books!

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