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Lettore, Carlo D'Angelo
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Cerchio II, della Lussuria
DANTE ALIGHIERI
osì discesi del cerchio
primaio
giù nel secondo, che men loco cinghia
e tanto più dolor, che punge a guaio.
4
Stavvi Minòs orribilmente, e
ringhia:
essamina le colpe ne l'intrata;
giudica e manda secondo ch'avvinghia.
7
Dico che quando l'anima mal
nata
li vien dinanzi, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata
10
vede qual loco d'inferno è da
essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che giù sia messa.
13
Sempre dinanzi a lui ne stanno
molte:
vanno a vicenda ciascuna al giudizio,
dicono e odono e poi son giù volte.
16
«O tu che vieni al doloroso
ospizio»,
disse Minòs a me quando mi vide,
lasciando l'atto di cotanto offizio,
19
«guarda com' entri e di cui tu ti
fide;
non t'inganni l'ampiezza de l'intrare!».
E 'l duca mio a lui: «Perché pur gride?
22
Non impedir lo suo fatale
andare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare».
25
Or incomincian le dolenti
note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote.
28
Io venni in loco d'ogne luce
muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto.
31
La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.
34
Quando giungon davanti a la ruina,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virtù divina.
37
Intesi ch'a così fatto
tormento
enno dannati i peccator carnali,
che la ragion sommettono al talento.
40
E come li stornei ne portan
l'ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali
43
di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena.
46
E come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di sé lunga riga,
così vid' io venir, traendo guai,
49
ombre portate da la detta briga;
per ch'i' dissi: «Maestro, chi son quelle
genti che l'aura nera sì gastiga?».
52 «La prima di color di cui
novelle
tu vuo' saper», mi disse quelli allotta,
«fu imperadrice di molte favelle.
55
A vizio di lussuria fu sì
rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta.
58
Ell' è Semiramìs, di cui si
legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che 'l Soldan corregge.
61
L'altra è colei che s'ancise
amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi è Cleopatràs lussurïosa.
64
Elena vedi, per cui tanto
reo
tempo si volse, e vedi 'l grande Achille,
che con amore al fine combatteo.
67
Vedi Parìs, Tristano»; e più di
mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
ch'amor di nostra vita dipartille.
70 Poscia ch'io ebbi 'l mio
dottore udito
nomar le donne antiche e ' cavalieri,
pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
73
I' cominciai: «Poeta,
volontieri
parlerei a quei due che 'nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggieri».
76
Ed elli a me: «Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno».
79
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: «O anime affannate,
venite a noi parlar, s'altri nol niega!».
82
Quali colombe dal disio chiamate
con l'ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l'aere, dal voler portate;
85
cotali uscir de la schiera ov' è Dido,
a noi venendo per l'aere maligno,
sì forte fu l'affettüoso grido.
Biblioteca Apostolica Vaticana, Urbinate lat 365
88
«O animal grazïoso e
benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
91
se fosse amico il re de
l'universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'hai pietà del nostro mal perverso.
94
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che 'l vento, come fa, ci tace.
97
Siede la terra dove nata
fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui.
100
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
103
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
106 Amor
condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.
109
Quand' io intesi quell' anime
offense,
china' il viso, e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».
112
Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».
115
Poi mi rivolsi a loro e parla'
io,
e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
118
Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiri?».
121
E quella a me: «Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
124
Ma s'a conoscer la prima
radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
127
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
130
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
133
Quando leggemmo il disïato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
136 la
bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».
139
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangëa; sì che di pietade
io venni men così com' io morisse.
142
E caddi come corpo morto cade.
Londra, British Library, Yates Thompson 36, fols. 9, 10
William Blake, Hell, Canto V
1
Pilgrim and Book, p. 166, on the wintering of these
birds in Egypt and Carthage, the realms of Cleopatra and
Dido.
Comments: Paul, the
convert, in Romans 13.13, inscribed the passage that in turn
converted St Augustine in a garden in Milan, when he
practised with the Bible the sortes virgilianae,
that told him, in the lovely king James translation, to
eschew 'chambering and wantonness'. Here Dante Pilgrim, and
we the reader with him, join in the domino effect where the
opposite occurs, where two read of the adultery of Lancelot
and Guinevere amd then mirror that adultery in their own,
resulting in their murder by Paolo's brother, Francesca's
husband. The scene mirrors also that seduction by Abelard of
the minor Heloise, during their reading of Lucan's Pharsalia,
a book Heloise will again cite at her profession as a nun.
their marriage having brought about their dual calamity, his
castration and consequent inability to pay his marriage debt
to her, again from Paul, Corinthians 7. See
http://www.florin.ms/Heloise.html and Elizabeth Makowski
http://www.umilta.net/CanonLawandMarriage.html. It should be
observed that the sin of lust is the least of the seven
deadly sins, Paolo's brother being condemned to that of
Caina, of fratricides. Aristocracy for the inheritance of
property condemned adultery on the part of women, while
canon law instead taught that it was the husband's fault in
not having satisfied his wife's marriage debt adequately and
was more compassionate, Christianity remembering Christ with
the woman taken in adultery. Meanwhile our own reading of
this text is to be swayed wrongly by the Commedia
and its poet, Dante, as a Galeotto, leading us to death 'E
caddi come corpo morto cade', and drowning by shipwreck,
as with Ulysses in his siren song to his sailors.. Beware
seductive rhetoric and pornographic books!
'DANTE VIVO'- LA COMMEDIA DI DANTE ALIGHIERI (Testo, file
audio, musica, immagini dei manoscritti):
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'Dante vivo', 1997-2016 © Julia Bolton Holloway, Carlo Poli, Società Dantesca Italiana, Federico Bardazzi, Ensemble San Felice