'Dante vivo', 1997-2022 © Julia Bolton Holloway, Carlo Poli, Società Dantesca Italiana, Federico Bardazzi, Ensemble San Felice, Richard Holloway, Akita Noek

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Paradiso Terrestre



DANTE ALIGHIERI

COMMEDIA. PARADISO I

     

Londra, British Library, Yates Thompson 36, fol. 129

         

a gloria di colui che tutto move  
per l'universo penetra, e risplende
   in una parte più e meno altrove.

  Nel ciel che più de la sua luce prende
  fu' io, e vidi cose che ridire
  né sa né può chi di là sù discende;

7   perché appressando sé al suo disire,
  nostro intelletto si profonda tanto,
  che dietro la memoria non può ire.

10   Veramente quant' io del regno santo
  ne la mia mente potei far tesoro,
  sarà ora materia del mio canto.

13  O buono Appollo, a l'ultimo lavoro  
  fammi del tuo valor sì fatto vaso,
  come dimandi a dar l'amato alloro.

16   Infino a qui l'un giogo di Parnaso   
  assai mi fu; ma or con amendue
  m'è uopo intrar ne l'aringo rimaso.

19   Entra nel petto mio, e spira tue  
  sì come quando Marsïa traesti
  de la vagina de le membra sue.

22   O divina virtù, se mi ti presti  
  tanto che l'ombra del beato regno
  segnata nel mio capo io manifesti,

25   vedra'mi al piè del tuo diletto legno  
  venire, e coronarmi de le foglie
  che la materia e tu mi farai degno.

28   Sì rade volte, padre, se ne coglie   
  per trïunfare o cesare o poeta,
  colpa e vergogna de l'umane voglie,

31   che parturir letizia in su la lieta
  delfica deïtà dovria la fronda
  peneia, quando alcun di sé asseta.

34   Poca favilla gran fiamma seconda:
  forse di retro a me con miglior voci
  si pregherà perché Cirra risponda.

37   Surge ai mortali per diverse foci                      Luna
  la lucerna del mondo; ma da quella
  che quattro cerchi giugne con tre croci,

40   con miglior corso e con migliore stella 
  esce congiunta, e la mondana cera
  più a suo modo tempera e suggella.

43   Fatto avea di là mane e di qua sera
  tal foce, e quasi tutto era là bianco
  quello emisperio, e l'altra parte nera,

45   quando Beatrice in sul sinistro fianco
  vidi rivolta e riguardar nel sole:
  aguglia sì non li s'affisse unquanco.
                                                                                                               

49   E sì come secondo raggio suole
  uscir del primo e risalire in suso,
  pur come pelegrin che tornar vuole,

52   così de l'atto suo, per li occhi infuso  
  ne l'imagine mia, il mio si fece,
  e fissi li occhi al sole oltre nostr' uso.

55  Molto è licito là, che qui non lece  
  a le nostre virtù, mercé del loco
  fatto per proprio de l'umana spece.

58   Io nol soffersi molto, né sì poco,
  ch'io nol vedessi sfavillar dintorno,
  com' ferro che bogliente esce del foco;

61   e di sùbito parve giorno a giorno 
  essere aggiunto, come quei che puote
  avesse il ciel d'un altro sole addorno.

64   Beatrice tutta ne l'etterne rote 
  fissa con li occhi stava; e io in lei
  le luci fissi, di là sù rimote.

67   Nel suo aspetto tal dentro mi fei, 
  qual si fé Glauco nel gustar de l'erba
  che 'l fé consorto in mar de li altri dèi.

70   Trasumanar significar per verba 
  non si poria; però l'essemplo basti
  a cui esperïenza grazia serba.

73   S'i' era sol di me quel che creasti  
  novellamente, amor che 'l ciel governi,
  tu 'l sai, che col tuo lume mi levasti.

76   Quando la rota che tu sempiterni
  desiderato, a sé mi fece atteso
  con l'armonia che temperi e discerni,

79   parvemi tanto allor del cielo acceso 
  de la fiamma del sol, che pioggia o fiume
  lago non fece alcun tanto disteso.

82   La novità del suono e 'l grande lume 
  di lor cagion m'accesero un disio
  mai non sentito di cotanto acume.

85   Ond' ella, che vedea me sì com' io, 
  a quïetarmi l'animo commosso,
  pria ch'io a dimandar, la bocca aprio

88   e cominciò: «Tu stesso ti fai grosso   
  col falso imaginar, sì che non vedi
  ciò che vedresti se l'avessi scosso.

91   Tu non se' in terra, sì come tu credi;
  ma folgore, fuggendo il proprio sito,
  non corse come tu ch'ad esso riedi».

94   S'io fui del primo dubbio disvestito 
  per le sorrise parolette brevi,
  dentro ad un nuovo più fu' inretito

97   e dissi: «Già contento requïevi  
  di grande ammirazion; ma ora ammiro
  com' io trascenda questi corpi levi».
                                                                                                      

100   Ond' ella, appresso d'un pïo sospiro,
  li occhi drizzò ver' me con quel sembiante
  che madre fa sovra figlio deliro,

103   e cominciò: «Le cose tutte quante   
  hanno ordine tra loro, e questo è forma
  che l'universo a Dio fa simigliante.

106   Qui veggion l'alte creature l'orma  
  de l'etterno valore, il qual è fine
  al quale è fatta la toccata norma.

109   Ne l'ordine ch'io dico sono accline 
  tutte nature, per diverse sorti,
  più al principio loro e men vicine;

112   onde si muovono a diversi porti   
  per lo gran mar de l'essere, e ciascuna
  con istinto a lei dato che la porti.

115   Questi ne porta il foco inver' la luna; 
  questi ne' cor mortali è permotore;
  questi la terra in sé stringe e aduna;

118   né pur le creature che son fore  
  d'intelligenza quest' arco saetta,
  ma quelle c'hanno intelletto e amore.

121   La provedenza, che cotanto assetta,  
  del suo lume fa 'l ciel sempre quïeto
  nel qual si volge quel c'ha maggior fretta;

124   e ora lì, come a sito decreto,
  cen porta la virtù di quella corda
  che ciò che scocca drizza in segno lieto.

127   Vero è che, come forma non s'accorda 
  molte fïate a l'intenzion de l'arte,
  perch' a risponder la materia è sorda,

130   così da questo corso si diparte
  talor la creatura, c'ha podere
  di piegar, così pinta, in altra parte;

133   e sì come veder si può cadere
  foco di nube, sì l'impeto primo
  l'atterra torto da falso piacere.

136   Non dei più ammirar, se bene stimo, 
  lo tuo salir, se non come d'un rivo
  se d'alto monte scende giuso ad imo.

139   Maraviglia sarebbe in te se, privo
  d'impedimento, giù ti fossi assiso,
  com' a terra quïete in foco vivo».

142   Quinci rivolse inver' lo cielo il viso.




Londra, British Library, Yates Thompson 36, fol. 130

Dorothy Sayers' diagrams to Paradiso:


But see Horia-Roman Patapievici. Gli occhi di Beatrice: Com'era davvero il mondo di Dante? Paravia: Mondadori, 2001,, physicist and former Culture Minister of Romania, where he shows how the Empireum is the same size as the inside out cosmos but is that cosmos turned right way round.











Louise Clubb, at my doctoral Orals at Berkeley, remarked that Dante's Rose was a Quaker Meeting, women on one side, men on the other, being equal. A comment
I truly loved, my family being Quaker.

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