FLORIN WEBSITE
© JULIA
BOLTON HOLLOWAY, AUREO ANELLO
ASSOCIAZIONE, 1997-2022:
MEDIEVAL: BRUNETTO
LATINO, DANTE
ALIGHIERI, SWEET NEW
STYLE: BRUNETTO
LATINO, DANTE ALIGHIERI, &
GEOFFREY CHAUCER || VICTORIAN:
WHITE
SILENCE: FLORENCE'S 'ENGLISH'
CEMETERY || ELIZABETH
BARRETT BROWNING || WALTER
SAVAGE LANDOR || FRANCES
TROLLOPE || || HIRAM POWERS
|| ABOLITION
OF SLAVERY || FLORENCE IN
SEPIA || CITY
AND BOOK CONFERENCE PROCEEDINGS
I, II, III, IV, V, VI,
VII
|| MEDIATHECA
'FIORETTA MAZZEI' || EDITRICE
AUREO
ANELLO CATALOGUE
|| FLORIN
WEBSITE || UMILTA
WEBSITE || LINGUE/LANGUAGES:
ITALIANO,
ENGLISH
|| VITA
New: Dante vivo || White Silence
Illuminations © Biblioteca
Medicea-Laurenziana, Florence: http://www.bml.firenze.sbn.it/
Le Lettere, Florence, 2000
BRUNETTO LATINO
IL TESORETTO
BIBLIOTECA
MEDICEA-LAURENZIANA
MANOSCRITTO STROZZIANO 146
For editorial introduction, see Tesoretto,
Introduction
[Folio 1]
Opere di Ser Brunetto
Latini
maestro di Dante
Aldighiery
II
 |
L valente segnore
Di cui non so
migliore
Su la terra trovare,
Ché non avete pare
Né in pace né in
guerra; 5
Sì ch'a voi tutta terra
Che'l sole gira lo giorno
E'l mare batte d'intorno
San' falglia si
convene,
Ponendo mente al
bene 10
Che fate per
usaggio,
E all'alto legnaggio
Donde voi siete nato;
E poi dall'altro lato
Potén tanto
vedere 15
In voi senno e savere
Ad ongne condiçione,
C'un altro salamone
Pare'n voi rivenuto;
E bene avén
veduto 20
In duro convenente,
Ov'ongn'altro sé mente,
Che voi pur melgliorate
E tuttor' affinate;
El vostro cor
valente 25
Poggia sì altamente
In ongni beninança
Che tutta la sembiança |
D'alexandro tenete,
Ché per neente
avete 30
Terra, oro e
argento;
Sì alto intendimento
Avete d'ongni canto,
Che voi corona e manto
Portate di
francheçça 35
E di fina prodeçça,
Sì ch'acillòs il prode,
Ch'aquisto tante lode,
E'l buon hettòr
troiano,
Lancialotto e
tristano 40
Non valser me' di voi,
Quando bisongno
fue;
E poi, quando venite
Che voi parole dite
In consilglio o'n
aringha, 45
Per c'abbiate la lingua
Del buon tulio romano
Che fue in dir sovrano,
Sì buon cominciamento
E meçço e
finimento 50
Sapete ongnora fare,
E parole accordare
Secondo la matera,
Ciascuna in sua manera
Apresso tutta
fiata 55
Avere accompangnata
1
|
4 savete Z 7-8 omit
F1 9 follia C1 22 sovente G, somonte
L, servente M, se mente Zannoni, Wiese, semente
Pozzi 41 di vo piue M, voi S 46 Par
ch'agiate F1R 55 ogni fiata M
[Folio 1, cliccare per
aggrandire]
L'adorna
costumança,
Che'n voi fa per
usança
Si riccho portamento
E si bel
reggimento
60
C'avanzate a ragione
E seneca e catone;
E posso dire in somma
Che'n voi, sengnor,
s'asomma
E compie ongni
bontate;
65
E'n voi solo assembiate
Son si compiutamente
Che non falla
neente,
Se non com'auro
fino:
Io, burnetto
latino,
70
Che vostro in
ongni guisa
Mi son sança divisa,
A voi mi raccomando,
Poi vi presente e mando
Questo riccho
tesoro,
75
Che vale argento
e oro;
Si ch'io nonn'o
trovato
Homo di carne nato
Che sia dengno
d'avere,
Ne quasi di
vedere,
80
Lo scritto k'io vi
mostro
In lectere d'incostro,
Ad ongn'altro lo niego
E a voi faccio priego
|
Che lo tegnate
caro
85
E chenne siate avaro;
Ch'i'o visto sovente
Vil tenere a la gente
Molte valenti cose;
E pietre
pretiose
90
Son gia cadute in
loco
Che son gradite poco.
Ben conoscho che'l bene
Assai val meno, chi'l
tene
Del tutto in sé
celato,
95
Che chuel ch'è palesato,
Si come la candela
Luce meno, chi la cela.
Ma i'o già trovato
In prosa e in
rimato
100
Cose di grande affecto,
E poi per gran
segreto
L'o date a caro amico;
Poi, con dolor lo dico:
Le vidi in mano
di fanti, 105
E rasemprati tanti
Che si ruppe la bolla
E rimase per
nulla.
S'aviene così di questo,
Si dico ke sia
pesto,
110
E di carta in
quaderno
Sia gittato in inferno.
|
70 brunetto GM 91 illugo R in loco
BCC1F1LMNVZ 92 grandite R 94 valmente
F1 96 A quel R 101 assetto
R effecto F1 110 Comando
F1 111 S'in carta e in quaderno F1
[1v]
O tesoro comincia,
Al tempo ke fiorença
Fioria e fece
frutto,
115
Sì ch'ell'era del
tutto
La donna di toscana;
Ancora che lontana
Ne fosse l'una
parte
Rimossa in altra
parte,
120
Quella de ghibellini.
Per guerra de
vicini,
Esso comune saggio
Mi fece suo messaggio
All'alto re di
spangna,
125
Ch'or è re de'lamangna
E la corona attende,
Se dio nolglil contende.
Ché già sotto la luna
Non si truova
persona
130
Che, per gentil lengnaggio
Né per alto barnaggio,
Che sì dengno ne fosse
Com'esto re nefosse.
E io presi compangnia
135
E andai in ispangnia
E feci l'ambasciata
Che mi fue comandata;
E poi sança sogiorno
Ripresi mio
ritorno,
140
|
Tanto che nel
paese
Di terra navarrese
Enendo per la
valle
Del piano di roncisvalle
Incontrai uno
scolaio
145
Sour un muletto
baio,
Che venia da bolongna,
E sança dir mençongna
Molt'era savio e
prode:
Ma lascio star le
lode
150
Che sarebbero assai.
E io'l pur domandai
Novelle di toscana
In dolçe lingua e
piana;
Ed e'
cortesemente
155
Mi disse immantenente
Che guelfi di
fiorença,
Per mala provedenca
E per força di
guerra,
Eran fuori de la
terra,
160
E'l dannaggio era
forte
Di pregione e di morte
D io, ponendo
cura,
Tornai a la nature
C'audivi dir che
tene
165
Ongn'uom c'al mondo
vene:
E nasce primamente
Al padre e al
parente
2
|
113 conenza F1 115 omit
Z 126 K'era re C1 Chore re di Brettangnia
G 130 ver una M 131 Persona di
lengnaggio M 132 lingnagio B baronaggio CF di gran
M altro R 133 Tanto R 134 nanfosse
BC1R pro posse M 135 campagna Pozzi
138 ordinata R 143 challe F1R 144
runcisvalle R 146 vaio R 150 lasciam
F1GV 151 sarebono F1R 166 Chi a questo
F1GM
[2]
E
poi al suo comuno;
Ond'io non so
nessuno
170
Cu'i' volesse vedere
La mia cittade avere
Del tutto a la sua guisa,
Ne che fosse divisa;
Ma tutti per
comune
175
Tirassero una fune
Di pace e di ben fare,
Ché gia non può scampare
Terra rotta di parte
Certo lo cor mi
parte
180
Di cotanto dolore,
Pensando il grande honore
E la riccha potenza
Che suole aver fiorenza
Quasi nel mondo
tutto;
185
Ond'io in tal corrocto,
Pensando a capo chino,
Perdei il gran cammino,
E tenni a la traversa
D'una selva
diversa.
190
Ma tornando a la mente
Mi volsi e puosi mente
Mi volsi e puosi mente
Intorno a la montangna;
E vidi turba mangna
Di diversi
animali,
195
|
Ch'io non so ben dir quali;
Ma uomini e molgliere,
Bestie, serpenti e fiere,
E pesci a grandi schiere,
E di tutte
maniere
200
Uccelli voladori,
Erbe e fructi e fiori,
E pietre, margherite
Che sono molto gradite,
E altre cose
tante
205
Che null'omo parlante
Le poria nominare
Né'n parte divisare.
Ma tanto ne so dire:
Ch'io le vidi
ubidire,
210
Finire e'ncominciare,
Morire e'ngenerare
E prender lor natura,
Sì come una figura
Ch'io vidi come
andava. 215
Ed'ella mi sembrava
Come fosse incarnata:
Talora isfigurata;
Talor toccava il cielo,
Sì che parea suo
velo,
220
E talor lo mutava
E talor lo turbava.
Al suo commandamento,
|
178 Peggio F1 182-183 invert
G 192 Guardai BM volsimi F1N repeat
S 200 molte R ciascuna B di diverse F1
201 volatori M 204 omit C1
214 fattura R 216 E ben me resembrava B Ma ella
G 218 affigurare M asfigurareta F1 figurata
V2 221 movea C
[2v] 
Movea
il fermamento,
Ma talor si
spandea,
225
Si che'l mondo parea
Tutto ne le suo braccia;
Or le ride la faccia,
Un'ora cruccia e dole,
Poi torna come
sole.
230
Nd'io, ponendo mente
All'alto convenente
E a la gran potença
C'avea, e la licenza,
Uscio del reo
pensero
235
Che io avea in primero;
Ebbi proponimento
Di fare un ardimento
Per gire in sua presença
Con dengna
reverença,
240
In guisa ch'io vedere
La potesse, e savere
Certezza di su' stato
E poi ch'i'l'ei pensato,
N'andai dinanzi
lei.
245
Sdriççai li occhi miei
A mirar su cor saggio,
E tanto vi diraggio
Che troppo par gran festa,
Il capel de la
testa,
250
Si ch'io credea che'l crino
|
Fosse
d'un oro fino,
Partito sanca trezze;
Ell'altre gran bellezze
C'al volto son congiunte
255
Sotto la bianca fronte,
Li belgli occhi e le cilglia
E le labbra vermilglia
E lo naso affilato
E lo dente
argentato,
260
La gola biancicante,
E l'altre biltà tante
Composte e assectate
E'n suo loc'ordinate,
Lascio che no le
dica,
265
Non[é] certo per fatica
Ne per altra paura:
Ma lingua ne scriptura
Non saria sofficente
A dir
compiutamente
270
Le bellezze c'avea,
Né quant'ella potea
In aria, in terra e in mare
E'n fare e in disfare
E'n generare di
novo,
275
E in concepto e d'ovo
E d'altra comincianza,
Ciascun'a sua sembianza.
E vidi in sua factura
3
|
223-226 omit B 226 omit Z
Antara M 227 suo S 231 E io
MR 234 clemenzia M 235 di quel
pensiero M d'altro pensiero VZ 237 E chon G Ed ei
CC1N E fei F1 247 visaggio M corragio
V 249 che se facien tal festa M era gran
R 262 bellezze BF1N 269 seria
R 276 d'ono BC1Z
Che
ongne
creature
280
C'avea cominciamento
Ven'ia afinimento.
A poi ch'ella mi vide
La sua cera che ride
Inver'di me si
volse,
285
E poi a sé m'accolse
Molto bonaremente,
E disse immantenente:
'Io sono la natura,
E sono una
factura
290
De lo sovran factore.
Elli è mio creatore:
Io fui dal lui creata
E fui incominciata;
Ma la sua gran
possanza 295
Fu sanza comincianza.
El non fina né more;
Ma tutto mio labore,
Quando che io l'allumi,
Convien che si consumi.
300
Esso è omnipotente;
Ma io non so neente
Se non quanto concede.
Esso tutto provede
Ed e in ongne
lato,
305
E sa cio ch'è passato,
E'l futuro e'l presente;
|
Ma io non son saccente
Se non di quel che vole;
Mostrami come
sole
310
Quello che vuol ch'io faccia
E che vuol ch'io disfaccia;
Ond'io son sua ovrera
Di cio ch'esso m'impera.
Cosi in terra e'n
aria
315
M'a facta sua vicaria:
Esso dispuose il mondo,
E io poscia, secondo
Lo suo ordinamento,
Lo guido al suo
talento.
320
Te dico, che m'odi,
Che quattro sono i modi
Che colui, che governa
Lo secolo in eterna,
Mise
operamento
325
A lo cominciamento
Di tutte quante cose;
Son palesi o nascose.
L'una, che eternalmente
Fue in divina mente,
330
Imagine è'n figura
Di tutta sua factura;
E fue questa sembianza
Lo mondo in similglianza.
Da poi, al suo
parvente,
335
|
283 rivolse M 287 chovertamente
R 288 incontanente M 289 una figura
C2 291 omit Z 293 son
C1R 302 posso CC1GR non son niente M
304 procede C tanto R 308 solamente M so neente
R 309 quanto F1 Quella parte che vuole
M 310 Mostrarmi M 312 omit C1
314 min opera R 319 chomandamente R
326 chon ponimento C1GNR 327 Quantunque quante
cose G 328 e ascose BCC1GL 330 Fu
individuamente M 335 piacente M
[3v] 
Si
creò di neente
Una grossa matera,
Che non avea manera,
Né figura né forma,
Ma sì fue di tal
norma
340
Chenne potea ritrare
Cio che volea formare.
Oi, il suo intendimento
Mettendo a compimento
Si lo produsse in
facto;
345
Ma nol fece sì ratto,
Ne non vi fue si pronto,
Ch'elli in un sol punto
Lo volesse compiére,
Com'elli avea il
podere
350
Ma sei giorni durao,
E'l septimo posao,
Appresso il quarto modo,
E questo ond'io godo,
Ché ongne
creatura
355
Dispuose per misura
Secondo il convenente
Suo corso e sua semente;
En questa quarta parte
Alloco la
mi'arte,
360
Si che cosa che sia
Nonn'a nulla balìa
Di far né piu né meno,
|
Se
non a questo freno.
En dico
veramente
365
Che dio omnipotente [366
Puote in ongni
figura
369
Alterar la
natura;
370
Quelli ch'è capo e
fine,
367]
Per gran forze divine,
Puote in ongne figura
Alterar la
natura
370
E far suo movimento
Di tutto ordinamento:
Si come déi savere
Quando dengnò venire,
La maestà
sovrana,
375
A prender carne humana
Ne la virgo maria,
Che contra l'arte mia
Fu'l suo generamento
E lo suo
nascimento;
380
Ché davanti e di poi,
Si come savén noi,
Fu netta e casta tutta,
Vergine non corrocta.
Poi volse dio
morire
385
Per voi, gente, guerire
E per vostro soccorso;
Allor tutto mio corso
Mutò per tutto'l mondo
4
|
349-350 invert BCC1 351 penao
BMN meno V menao Z 352 E poscia riposa
M 360 parte R 369-370 Repetition
368 cose divine MVZ 369 Poi R 378
omit C 386 crudele Z 387 nostro
BCGM
Dal
ciel fin lo
profondo
390
Ché lo sole scurao,
La terra tormentao:
Tutto questo avenia
Ché'l mi sengnor patia.
Perciò ch'è'l mio
dire, 395
Io lo volglio chiarire,
Si ch'io non dica motto
Che tu non sacce tutto
La verace ragione
E la
condizione;
400
Farò mio detto piano,
Che pur un solo grano
Non fie che tu non sacce:
Ma vo' che tanto faccie,
Che lo mio dire
apprende 405
Si che tutto lo'ntende;
E s'io parlasse scuro,
Ben ti faccio sicuro
Di dicerlo in
aperto,
410
Sì che ne sie ben certo.
A perciò che la rima
Si stringe a una lima
Di concordar parole
Come la rima vole,
Si che molte
fiate
415
Le parole rimate
Ascondon la sentenza
|
E mutan la'ntendença,
Quando vorrò tractare
Di cose che
rimare
420
Tenesse oscuritate,
Con bella brevitate
Ti disporrò la
cosa, [424
E parlerò per
prosa,
423]
Parlandoti in
volgare,
425
Che tu intende e appare.
Mai accio ritorno
Che dio fece lo giorno
E la luce gioconda,
E cielo e terra e
onda,
430
E l'aere creao
Elli angeli fermao,
Ciascun partitamente,
E tutti di neente,
Poi la seconda
dia
435
Per la sua gran balia
Stabili il fermamento
E'l suo ordinatemento.
Al terço, cio mi pare,
Specificò lo
mare,
440
E la terra divise,
E'n ella fece e mise
Ongne cosa barbata
Che'n terra è radicata.
Al quarto dì,
presente, 445
|
391 iscurao R 392 terminato G termentao
R 396 ischiare R 397 Che non vi paia
motto M 398 E che sacciate tutto M 402
Si ch'un granel di grano M 403 fia B non facci M
sia R 409 Ch'i tel dirò in aperto M
413 Si che tu intende bene M 423-424 invert
CC1LR 425 con si fortta M 429 luna
BMNZ 432 formao C 434 omit
C1 438 ornamento M 445 vegnente M
[4v] 
Fece
compiutamente
Tutte le luminarie,
Stelle diverse e varie.
Ne la quinta
giornata
450
Sì fue dallui creata
Ciascuna creatura
Che nuota in acqua pura.
Lo sexto dì fu tale,
Che fece ongn'animale,
E fece adamo ed
eva,
455
Che poi rupper la triegua
Del suo comandamento;
Per quel trapassamento
Mantenente fu miso
Fòra di
paradiso,
460
Ov'era ongni dilecto,
Sanza neuno eccetto
Di freddo o di calore,
D'ira né di dolore;
E per quello
peccato
465
Lo loco fue vietato
Mai sempre a tutta gente.
Cosi fue l'omo perdente;
'Esto peccato tale
Divenne l'omo mortale,
470
E lo male e lo danno
E lo gravoso affanno
Qui e nell'altro mondo;
|
Di
questo grave pondo
Son gl'uomini
gravati
475
E venuti in peccati,
Perche'l serpente antico,
Ched' è nostro nemico,
Soddusse a rea manera
Quella prima
molgliera.
480
Ma per lo mio sermone,
Intendi la ragione
Per ché fu ella facta,
E de la costa tracta:
Prima, che l'omo
atasse;
485
Poi, che multiplicasse;
E ciascun si guardasse
Con altro non fallasse.
Mai il cominciamento
E'l primo
nascimento 490
Di tutte creature
T'o detto, senne cure,
Ma saccie che'n due guise
Lo factor le divise:
Chell'une
veramente
495
Son fatte di neente; [l'anime]
Cio sono [li angeli] e'l mondo
E angeli secondo;
Ma tutte l'altre cose,
Quantunque dicere
ose,
500
Son d'alcuna matera
5
|
[5v]
456 lattera C1 trieva M treva R 459
messo CN Fu incontente miso M 462 excepte C1
accepto CMZ aspetto M espetto R 465 E sol per quel
picato B 468 Cosi fu lo perdente C 473
Di quel nel mondo C 474 Acquisto C1 478 Donde
vostro C 479 aria CC1 480 primaia
R 483 Che Eva si fu fatta M 486
Multipricasse MR 487 omit M
487-488 omit Z 489-556 omit C 556
margin Qui manca C 495 veracemtne
M 497 l'anime BC1F1GLMNRVZ angeli S
500 nomar n'ose M
Facte
per loro manera'.
Poi ch'ell'ebbe detto,
Davanti al suo conspetto
Mi parve ch'io
vedesse
505
Che gente s'accolgliesse
Di tutte le nature,
Si come le figure
Son tutte divisate
E
diversificate,
510
Per domandar da essa
C'a ciascun sia permessa
Sua bisongna compiere;
Ed essa c'al podere
Ad ongnuna
rendea
515
Ciò ched ella sapea
Che'l suo stato richiede,
Così tutto provede.
E'o, sol per mirare
Lo suo nobile
affare,
520
Quasi tutto ismarriò;
Ma tanto era il disio
Ch'io avea di sapere
Tutte le cose vere
Di ciò ch'ella
dicea,
525
Che ongnor mi parea
Maggior che tutto'l giorno:
Si'ch'io mi volsi intorno,
Ançi m'inginocchiai
|
E merçé le
chiamai
530
Per dio, che le piacesse
Ched ella mi compiesse
Tutta la grande storia
Ond'ella fa memoria.
Lla disse
essavia:
535
'Amico, i'ben vorria
Che ciò che vuoli intendere
Tu lo potesse apprendere;
E sì sottile ingengno
E tanto buono
ritengno 540
Avessi, che certanza
D'ongnuna sottilgliança
Chi volesse trattare,
Tu potessi apparare
E ritenere a
mente
545
A tutto'l tuo vivente.
Comincio di prima
Al sommo e a la cima
De le cose create,
Di ragione
informate
550
D'angelica sustanza,
Che dio a sua sembiança
Creò a la 'mprimera.
Di sì riccha manera
Li fece in tutte
guise
555
Che'n esse fuoro assise
Tutte le buone cose
|
507 creature R 512 Ch'ognuna sie per
messa M 513 fornire M 514 ver dire
MRPozzi vedere Z 515 ciascuna BN 523
ciò ch'a ragion dovea M 538 imprendere
R 539-544 omit M 543 ritrare
GRV 550 intornate M Di cagion incarnate
Z 553 Fece M la primera R 555 Compose
BMZ 556 fece e mise MZ 557 C
[5v]
Valenti e pretiose,
E tutte le vertute
Ed eternal
salute;
560
E diede lor bellezza
Di membra e di chiarezza,
Sì c'ongni cosa avança
Biltate e beninanza;
E fece lor
vantaggio
565
Cotal, che'n te diraggio:
Che non posson morire
Né unque mai finire.
Quando
lucifèro
Si vide così
clero 570
E in si grande stato
Gradito e innorato,
Di cio s'insuperbio;
Incontro al vero idio,
Quello che l'avea
facto, 575
Pensao di maltratto,
Credendoli essere pare.
Così volse locare
Sua sedia in aquilone,
Ma la sua
pensagione
580
Li venne sì falluta
Che fue tutta abattuta
Sua folle concordança,
In sì gran malenança
Che, s'io vollio il ver
dice, 585
|
Chi
lo volse seguire
O tenersi con esso,
Del rengno fuor fu messo,
E piovono in inferno
En fuoco
sempiterno.
590
Presso primamente
In guisa di serpente
Ingannò colo ramo
Eva e poi adamo;
E chi che nieghi o
dica, 595
Tutta la gran fatica,
La dolglia e'l marrimento,
Lo danno e'l pensamento
E l'angoscia e le pene
Chella gente
sostene
600
Lo giorno e'l mese e l'anno
Venne da quello inganno;
E laido ingenerare,
E lo grave portare,
E'l parto
doloroso,
605
E'l nodrir faticoso
Che voi ci sofferite,
Tutto per ciò l'avete;
Lavorio di terra,
Astio, invidia e
guerra, 610
Omicidio e peccato,
Di ciò fu cominciato;
Chénnanzi questo tutto
6
|
562 fateçça BM francheza Z 564 Bellezza
M Belezze R 566 Com'io te indiraggio C1 tal
chent'io Pozzi 568 morire Z 570 crero
C 572 Grandito CR 575 Que prima
M 576 Pensate C1 Penso di far maltratto
M 578 volesse C1 omit Z 583
sorchudanza CR arroganza MZ 584 levança Z
discordanza C1 589 Et poi vero in inferno C
piovero GMRZ 591 il rimanente M 593
carno C1 597 smarrimento BGR tormento
M 607 sostenete GM 610 Invidia, astio
CC1 612 generato C1
Facea
la terra fructo
Sança nulla
semente
615
O briga d'omo vivente.
N questa sottiltade
Tocc'a divinitade.
E io non m'intrametto
Di punto così
stretto;
620
E non aggio talento
Di sì gran fondamento
Tractar con omo nato.
Ma quello che m'e dato,
Lo'l faccio
sovente:
625
Che se tu poni mente,
Ben vedi li animali
Ch'io no li faccio iguali
Né d'una concordanza
In vista né'n
sembianza;
630
Ed erbe e fiori e fructi,
Cosi l'alberi tutti
Vedi che son divisi
Le nature e li visi.
I ciò che t'o contato:
635
Che l'omo fue plasmato
Dopongni creatura,
Secci ponessi cura,
Vedrai palesemente
Che dio omnipotente
640
Volse tutto labore
|
Finire ne lo milgliore:
Che chi bene incominza,
Audit'o per sentenza,
Ched a bon mezzo è facto; 645
Ma guardi poi il tracto,
Che di reo compimento
Aven dibassamento
Di tutto'l convenente;
Ma chi
oratamente
650
Fina suo cominciato
Da la gente è lodato,
Sì come dice un motto:
La fine loda tutto.
E tutto cio c'om
face
655
O pensa o parla o tace
In tutte guise intende
A la fine c'atende;
Dunqu'è più gratiosa
La fine d'ongni
cosa
660
Che tutto l'altro facto;
Però ad ongni patto
Dé omo antivedere
Ciò che poria seguire
Di quello che'n cominza,
665
C'aia bella partenza.
L'uomo, se dio mi vallia,
E Creato fu san' fallia,
La più nobile cosa
|
617 Ma BRS 636 blasimate R
637 Posci'ongne R 641 Volesse C Volle
M 644 Ubi già M Audivi R 647 Ca di
tutto C1Che dritto M 650 ornatamente M
651 cominciamento BZ 655 come face L
663 anti sentire M accivire R 666 apparença C1
senza M 669 omit C1
[6v] 
E dengna e
pretiosa
670
D'ongnunqua creatura:
Così que' chè'n altura
Li diede sengnoria
D'ongni cosa che sia
In terra
figurata;
675
Ver'è ch'è viziata
De lo primo peccato,
Dond'è'l mondo turbato.
Vedi c'ongn'animale
Per forza
naturale
680
La testa e'l viso bassa
Verso la terra bassa,
Per fare significanza
De la grande bassança
Di lor
condizione,
685
Che son sanza ragione
E sieguon lor volere
Sanza misura avere;
A
l'uomo a d'altra guisa
Sua natura
divisa 690
Per vantaggio d'onore,
Che'n alti a tutte l'ore
Mira per dimostrare
Lo suo nobile affare,
Che a per
conoscenza, 695
La ragione e la scienza,
Ell'anima
dell'omo,
|
Io ti diraggio como
E tanta dengna e cara
E nobile e
preclara,
700
Che puote a compimento
Aver conoscimento
Di ciò c'aè ordinato
(Se'l senno fue servato
In divina
potenza);
705
Però sanza fallenza
Fu l'anima locata
E messa e consolata
Ne lo più dengno loco,
Ancor che paia
poco,
710
Ch'é chiamato core
Ma'l capo ne sengnore
Ch'e molto dengno membro;
E s'io ben mi rimembro,
Esso e lume e
corona
715
Di tutta la persona.
En
è
vero che'l nome
E divisato, come
La forza e la scienza:
Ché l'anima'n
potenza
720
Si divide e diparte
E overa in plusor parte.
Che se tu poni cura
Quando la creatura
Veden
vivificata,
725
7
|
671 graziosa MR 672 Di tutte CR
ogn'altra B 676 vitiate C1 692 alti
LS 704 provate GMV 710 sia
MR 719 La volgla GM 720 parvença BR
Chel uomo a impotenza M Ch'alla mia apparezza Z
722 prasor R omit C1 725 Vedemo L
edificata Z
E
anima chiamata;
A la volglia e l'ardire
Usa la gente dire:
'Quest'e l'animo mio,
Questo volglio e
disio';
730
E l'uomo savio e saccente
Dicon c'a buona mente,
E chi sa giudicare
E per certo triare
Lo falso dal
diritto,
735
Ragion'è'l nome detto;
E chi saputamente
Un grave punto sente
In facto, in detto, o'n cenno,
Quell'è chiamato
senno;
740
Quando l'uomo spira,
L'alena manda e tira,
E spirito chiamato.
Così t'aggio contato
Che'n queste sei
partute
745
Si parte la vertute
Che l'anima fu data,
E così consolata.
Nel capo son tre celle;
Io ti diro di
quelle.
750
Davanti è lo ricetto
Di tutto lo'ntellecto
E la forza d'aprendere
|
Quello
che puoi intendere;
Nel mezzo è la
ragione
755
E la discrezione,
Che cerne ben da male,
E'l torto dal iguale;
I dietro sta con gloria
La valente
memoria, 760
Che ricorda e ritene
Quello che'n ess'avene.
Così, se tu ci pensi,
Son facti cinque sensi,
De quali ti volglio
dire:
765
Lo vedere e l'udire,
E toccare e gustare,
E di poi l'odorare;
Questi anno per uficio
Intra'l bene e lo
vizio;
770
Li facti e le favelle
Raportano a le celle
Ch'i'v'aggio nominate,
E loco son pensate.
Ncor son quattro omori 775
Di diversi colori,
Che per la lor cagione
Fanno la compressione
D'ongne cosa formare,
E sovente
mutare,
780
Sì come l'uno avanza
|
[7v]
734 ritrare BCMNVZ 748 nominata
CC1 754 omit Z 757 bene e male
M 758 e il leale M 759 fa ognora
Z 762 omit C 763 ti
R 765 vi volglio R 767 L'odorate e'l
gustare BCGMZ E da poi lo tocchare R 768 L'odore e
lo ghostare C1R 770 Che R toccare
BCGMZ 772 Ritornano BR 774 possate C1
pesate R 778 complessione BC1RZ
L'altra in sua possanza:
Che l'una è'n sengnoria
De la malinconia,
La qual'è fredda e
secca,
785
Certo di laida tecca;
Un altr'è in podere
Di sangue e, al mi' parere,
Ch'e caldo e omoroso,
E de fresco e
gio[io]so;
790
Flemma in alto monta,
C'umido e freddo pont'a,
E par che sia pensante
Quell'omo, e più
pesante; 795
Poi la collera vene,
Che caldo e secco tene,
E fa l'omo leggero,
E presto e talor fero.
Queste quattro cose,
Cosi
contrariose
800
E tanto disiguali,
In tutti li animali
Mi convene accordare,
E in lor temperare
E rinfrenar
ciascuno,
805
Si ch'io li rechi ad uno
Si c'ongni corpo nato
Ne sia compressionato;
E sappie c'altremente
|
Non
sarebbe
neente.
810
Ltressi tutto'l mondo,
Dal ciel fin lo profondo,
E di quattro alimenti
Facto ordinatamente:
D'aria, d'acqua, e di
foco, 815
E di terra in su'loco;
Ché per fermar lo bene,
Sottilmente convene
Lo freddo per calore
E'l secco per l'omore;
820
E tutti per ciascuno
Si rinfrenaro a uno,
Che la lor discordanza
Ritorni in aguallianza:
Che ciascun è contrario
825
All'altro chè disvario.
Ciascuno a sua natura
E' diversa factura,
E son talor dispàri;
Ma io li faccio
iguali;
830
Tutta la lor discordia
Ritorna in tal concordia
Ch'io per lor ritengno
Lo mondo e lo sostengno,
Salva la
voluntate
835
De la divinitate.
En dico veramente
8
|
787 Il secondo M 791 Frema in alto ponta
R 792 E caldo C 793-794 pesante
pensante invert BMR 805 riformar
M 806 torni a R 808 complessionato
BCC1 810 si faria CC1R 813 elimenti
BC1 817 formarlo R 824 iguagliana
LR 826 de suo avio C1 827 Ongn'omo
BCC1R 828 figura CC1 omit Z
829 tuttor C1 disvari M 830 pari
BC1MR 834 Tuttol mondo sostegno B
Che
dio omnipotente
Fece sette pianete,
Ciascuna in sua
parete,
840
E dodici sengnali
(Io ti dirò ben quali);
E fue il suo volere
Di donar lor podere
In tutte
creature,
845
Secondo lor nature.
Ma sanza fallimento
Sotto mio reggimento
E tutta la lor'arte,
Si ché nessun si
parte
850
Dal corso ch'io li o dato,
E ciascuno misurato.
E, dicendo lo vero,
Cotale è lor mestero,
Che metton forza e
cura 855
In dar freddo e calura
E piova e neve e vento,
Sereno e turbamento.
S'altra provedenza
Fu messa in lor potenza 860
Nonne farò menzione,
Ché picciola cagione
Ti poria fare errare:
Ché tu déi pur pensare
Che le cose
future
865
|
E
l'aperte e le scure,
La somma maestate
Ritene in potestate.
A se di storlomia
Vorrai saper la
via 870
De la luna e del sole,
Come saper si vole,
Qua innanzi il troverete,
Se saper lo vorrete,
Andando in quelle
parti 875
Dove sono le sette arti.
En so che lungamente
Intorno al convenente
Io t'abbo ragionato,
Sì ch'io t'abbo
contato 880
Una lunga matera
Certo in breve manera.
E se m'ai bene inteso,
Nel mio dir o compreso
Tutto'l cominciamento
885
E'l primo movimento
D'ongne cosa mondana,
E de la gente humana;
E otti detto un poco
Come s'avene
loco,
890
De la divinitate;
E olle intralasciate,
Sì come quella cosa
|
[8v]
839 sei C1 848 suo piacimento
Z 855 Che mi conforta C 856 In tal
C 860 parvenza BMR 864-865 omit
Z 869 stronomia M 872 E di tutte
piante BCR 873 l'udirete MR 874 omit
CC1R 874-875 e di tutte pianete Qua 'nanzi
l'udirete R 875 Leggendo M 876 sei
C1 879 Aggioti R Abati C1 886
nascimento R 892 trallafare C1
Ched
è sì pretiosa
E sì alta e sì
dengna,
895
Che non par che s'avengna
Chi metta intendimento
In sì gran fondamento:
Ma tu sempicemente
Credi veracemente
900
Ciò che la chiesa santa
Ne predica e ne canta.
Ppresso t'o contato
Del cielo com'e stellato,
Ma quando fia
stagione,
905
Udirai la ragione
Del cielo: com'è ritondo,
E del sito del mondo.
Ma non sarà per rima,
Com'è scripto di
prima,
910
Ma per piano volgare
Ti fia detto l'affare
E mostrato in aperto,
Chenne sarai ben certo.
Nd'io ti priego
omai, 915
Per la fede che m'ai,
Chetti piaccia partire:
Che me conviene gire
Per lo mondo d'intorno,
E di nocte e di
giorno
920
Avere studio e cura
|
In ongne creatura
Ch'è sotto'l mio mestero;
E faccio a dio preghero
Chetti conduca e
guidi, 925
E'n tutte parti fidi'.
Ppresso esta parola
Voltò il viso e la gola,
E fecemi sembianza
Che sanza
dimoranza
930
Volesse visitare
E li fiumi e lo mare.
E sanza dir fallenza,
Ben a grande potenza,
Ché, s'io vo' dir lo
vero, 935
Lo suo alto mestero
E' una maravillia:
Ché'n un'ora compillia
Cielo, terra e mare,
Compiendo suo
affare, 940
Ché'n cosi poco stando
Al suo breve comando
Io vidi apertamente,
Come fosse presente,
Li fiumi
principali,
945
Che son quattro li quali,
Secondo'l mio aviso,
Escon di paradiso:
Cio son tigris e fisòn,
9
|
896 omit Z 906 Vorrai C1
cagione R 908 sato B sido R 910 Come
questo de prima C1 913 si aparto M 920
omit CZ 948 Movon BCC1R
[9]
Eufrates e
gion.
950
L'un sin ne passa a destra
E l'altro inver' sinestra;
Lo terco corre in zae,
E'l quarto va di lae:
Si ch'eufrates
passa
955
Ver' babillonia cassa
In verso ipotania,
E mena tuttavia
Le pietre pretiose
E gemme
dilectose
960
Di troppo gran valore
Per forca e per colore.
Gion va in etiopia,
E per la grande copia
D'acqua che'n esso abbonda, 965
Bangna de la su'onda,
Tutta terra d'egipto
E la bangna a diritto
Una fiata l'anno,
E ristora lo
danno
970
Che l'egipto sostene,
Che mai piova non vene;
Cosi serva suo filo,
Ed e chiamato nilo;
D'un suo ramo si
dice
975
Ch'e chiamato calice.
Igris
tien
altra via
|
Che
corre inver'soria
Sì smisuratamente
Che nonn'e homo
vivente 980
Chi dica che vedesse
Cosa che sì corresse.
Ison va più lontano
Ed è da noi sì strano
Che quando ne ragiono,
985
Io non trovo nessuno
Che l'abbia navicato
Né'n quelle parti andato.
D in poca dimora
Divide per
misura 990
Le parti del levante,
Là dove sono tante
Gemme di gran valute
E di molta salute;
E sono in quello
giro 995
Balsamo e ambra e tiro
E lo pepe e lo lengno,
Aloe ch'e sì dengno,
E spigo e cardamono
Gengiove e cennamono
1000
E altre molte spetie,
Che ciascuna in sua spetie
E milgliore e più fina
E sana in medicina.
Presso in questo loco1005
|
[9v]
953 quae BC1M Graecia Z 957 ver
mesopotamia B in Messo pontamia C In uso pagania C1V in verso
potania F1 i mesopotamia R verso peconia Z 960
graziose M dignitose R 962 Per freddo e per calore
B 963 Genna e netopia G eropia R 968
la molla BCM fa mellio C1 E immollala M El'a molla
R 969 Una volta per anno C per anno R
977 Tigre R 978 suria B 983 Sifonna
C 988 usato BCGN stato C! 989 statura
M 990 Provide R 993 vertute BR
Bene di non firtute C 1005 poco BZ
Mise
in assetto loco,
Li tigri e li griffoni,
Leofanti e leoni,
Cammelli e drugomene,
Badalischi e
giene,
1010
E pantere e castoro,
E le formiche dell'oro,
E tanti altri animali
Ch'io non so ben dir quali,
Che son sì
divisati
1015
E sì disomilliati
Di corpo e di fazzone,
Di si fera ragione,
E di si strana talglia,
Ch'io non credo, san'
fallia, 1020
C'alcuno homo vivente
Potesse veramente
Per lingua o per scripture
Riceptare lor figure
De le bestie e de li
ucelli; 1025
Tanto sono, laidi e belli.
Oi vidi immantenente
La regina potente,
Che stendea la mano
Ver'lo mare
occeano,
1030
Quel che cingne la terra,
E che la cerchia e serra;
E a una natura
|
Ch'è
a veder ben dura,
Che un'ora cresce
molto
1035
E fa grande tumulto;
Poi torna in dibassanza;
Così fa per usanza:
Or prende terra, or lascia,
Or monta, or
dibassa;
1040
E la gente per motto
Dicon c'a nome fiotto.
Io, ponendo mente,
Là oltre nel ponente
Appresso questo
mare,
1045
Vidi diritto stare
Gran colonne, le quali
Vi mise per sengnali
Erculès il potente,
Per mostrare a la
gente
1050
Che loco sia finata
La terra e terminata;
E ch'elgli per forte guerra
Avea vinta la terra
Per tutto
l'occidente,
1055
E non trovo più gente.
Ma dopo la sua morte
Si son gente raccolte
E son oltre passati,
Sì che sono
abitati
1060
Di là in bel paese
10
|
1014 Ch'io non posso R 1018
chondizione MR 1021 Che null'omo BN
1024 Cogitar BC1N Ricitar MR 1028 piu gente R
piacente M 1029 distendea BN 1031 la
stringne M 1048 pose R 1051 Che lì sia
confinata B 1056 n'avea BN 1058 in corte C1
raccorte R
[10]
E
ricco per le spese.
I questo mare ch'i'dico
Vidi per uso antico
Ne la profonda
spangna 1065
Partire una rigangna
Di questo nostro mare
Che cerca, ciò mi pare,
Quasi lo mondo tutto,
Sì che per suo
condotto 1070
Ben può chi sa dell'arti
Navicare in tutte parti,
E gire in quella guisa
Di spangna in fino a pisa
E'n grecia e in
toscana,
1075
E'n terra ciciliana,
E nel levante diritto,
E in terra d'egipto.
Er è che'n oriente
Lo mare volta presente 1080
Verso'l settentrione
Per una regione
Dove lo mare non pillia
Terra che sette milglia;
Poi ritorna in
ampiezza
1085
E poi in tale stremezza
Ch'io non credo che passi
Che cinque cento passi.
A questo mare si parte
|
Lo mare che non
disparte, 1090
Dov'è la regione
Di vinegia e d'ancone:
Così ongn'altro mare
Che per la terra pare
Di traverso e
d'intorno 1095
Si move e fa ritorno
In questo mare pisano,
Quel mare occeano.
E io che mi sforzava
Di ciò che io
mirava
1100
Saver lo certo stato,
Tanto andai d'ongni lato
Per saper la
natura
[1102a
D'ongnuna
creatura
1102b]
Ch'io vidi apertamente
Davanti al mio vedente
Di ciascun
animale
1105
E lo bene e lo male,
E lor condizione
E la generazione
E lo lor
nascimento.
1109
Ond'io aggio
talento [1113
Ritrar cio ch'io ne
vidi. 1115]
Non dico ch'io m'afidi
Di contarle per rima
Dal pie infino a la cima,
Ma bel volgare e puro,
|
[10v]
1084 sei C cingne M 1085 Poi torna BCR
1096 stretezza BCC1GN 1090 conparte R 1091 Ma
nella D La v'e R 1102a omit R 1102b omit
BR 1104 presente M vivente R 1110 E lo
chominciamento BCMRZ 1111 E tutta loro usanza
BCC1MRZ 1112 E la vista e la sembianza BCC1MRZ
1114 Nello mio parlemento BCC1MR pensamento GMVZ 1115
Tener C1 Di trattar M
Tal
che non sia
scuro;
1120
Io vi dirò per prosa
Quasi tutta la cosa
Qui'nanzi da la fine,
Perche paia più fine.
A poi c'a la
natura
1125
Parve che fosse l'ora
Del mio dipartimento,
Con bello accolglimento
Mi comincio a dire
Parole da
partire
1130
Con grazia e con amore;
E faccendomi honore
Disse: 'fi di latino,
Guarda per che'l gran cammino
Non torni esta
semana,
1135
Ma questa selva piana
Que tu vedi a sinestra,
Cavalcherai a destra.
Non ti paia travalglia,
Che tu vedrai
san'falglia
1140
Tutte le gran sentenze
E le dure credenze;
Poi dall'altra via
Vedrai filosofia
E tutte sue
sorelle;
1145
Poi udirai novelle
De le quattro vertute;
|
E se quindi ti mute,
Troverai la ventura,
A cui se poni
cura,
1150
Che nonn'a certa via;
Vedrai baratteria,
Che'n sua corte si tene
Di dare male e bene;
E se non ai
temore,
1155
Vedrai idio d'amore,
E vedrai molta gente
Cui lieta e cui dolente;
E vedrai le saette
Che fuce dell'arco
mette. 1160
Ma perche tu non cassi
In questi duri passi,
Te', porta questa insengna
Che nel mio nome rengna;
E se tu fossi
giunto
1165
D'alcun gravoso punto,
Tosto lo mostra fore:
Non sia sì duro core
Che, per la mia temenza,
Non t'aggia in reverenza'.
1170
Io gecchitamente
Ricevetti il presente,
La'nsengna che mi diede;
Poi le basciai lo piede
E merçé le
chiamai
1175
11
|
1119 omit C 1121 Vidi certo R vi dicerò Weise
Pozzi 1128 Con ghaio parlemento BCC1R 1129 Si R
1137 destra F1N Che vedrai G 1138 sinestra F1 1142
sentenzie C 1143 omit C 1146 vedera
R 1151 Non na cierta vua R corta M 1152 la materia
C 1155 tremore CL 1158 Che'l servono umilemente
BCC1R 1160 fuor BCC1LMR 1168 Non fia si gravoso
core F1 1175 gridai CR
[11]
Ch'ella
m'avesse omai
Per suo accomandato,
E quando fui girato,
Già più no la rividi;
Or convien ch'io mi
guidi
1180
Co'là dove mi disse
Nanzi che si partisse.
R va mastro burnetto
Per lo cammino stretto,
Cercando di
vedere
1185
E toccare e sapere
Cio ch'elgli è destinato;
E non fui guari andato
Ch'i'fui ne la diserta,
Dov'io non trovai
certa
1190
Né strada né sentero.
De! che paese fero
Trovai in quelle parti;
Che, s'io sapesse d'arti,
Quivi mi
bisongnava,
1195
Ché, quanto più mirava,
Piu mi parea salvagio:
Quivi nonn'a viaggio,
Quivi nonn'a persone,
[1200
Quivi nonn'a
magione
1199]
Né bestia, né ucello,
Non fiume, né ruscello,
Non formica, né mosca,
|
Né cosa ch'io conosca.
Io,
pensando
forte,
1205
Doctai ben de la morte;
E nonn' è maravilglia
Ché ben trecento milglia
Girava d'ongni lato
Quel paese
isnagiato.
1210
Ma sì m'assicurai
Quando mi ricordai
Del securo sengnale
Che contra tutto male
Mi dà
securamento;
1215
E io presi ardimento,
Quasi per aventura,
Per una valle scura,
Tanto c'al terço giorno
Io mi trovai
d'intorno
1220
Un grande piano giocondo,
Lo piu gaio del mondo
E lo piu dilectoso.
Ma ricontare nonn'oso
Cio ch'io trovai e
vidi;
1225
Se dio mi guardi e guidi
Io non sarei creduto
Di cio ch'i'o veduto;
Ch'io vidi imperadori,
Re, e gran
sengnori,
1230
E mastri di scienze
|
1178 rachomandate MR 1179 voltate M 1184
un sentiero stretto BCC1R 1194 sapera d'arte M
1199-1200 transposed S 1209 Durava BCC1 Dura
R 1210 ismagiato MR disiagiato C1G 1214 vale
MR 1216 andamento BCC1R 1217 E misimi a ventura
M 1222 bello C 1224 ricordar BCC1NZ già contar
M 1226 mi porti BR
[11v]
Che
dittavan sentenze.
E vidi tante cose
Che già in rime né in prose
No le poria
ritrare;
1235
Ma sopra tutte stare
Vidi una imperadrice
Di cui la gente dice
Ched' a nome vertute,
Ed è capo e
salute
1240
D'adorna costumanza
E de la buona usanza
E de buon reggimenti,
A che vivon le genti;
E vidi algli occhi
miei
1245
Esser nate di lei
Quattro regine filglie;
E strane maravilglie
Vidi di ciascheduna
Ché'or parean
pur'una
1250
Or mi paren divisi
E'n quattro parti mise,
Si c'ongnuna per séne
Tenea sue propie mene,
Sua corte e suo lengnagio,
1255
Suo corso e suo viaggio;
En sua propia magione
Tenean corte e ragione;
Ma non gia di paraggio
|
Ché l'un'è troppo
maggio,
1260
E poi, di grado in grado,
Ciascuna va più rado.
Io,
c'avea volere
Di piu certo sapere
La natura del
facto,
1265
Mi misi sanza patto
Di domandar fidanza,
E trassimi a l'avanza
De la corte maggiore,
Che v'è scritto il
tinore
1270
D'una cotal sentenza:
'Qui dimora prudenza,
Cui la gente in volgare
Suole senno chiamare'.
E vidi ne la
corte,
1275
Là dentro fra le porte,
Quattro donne reali
Che corti principali
Tenean ragione e uso.
Poi mi tornai là
giuso
1280
A un altro palazzo,
E vidi in bello stazzo
Scripto per sottilglianza:
'Qui stae la temperanza,
Cui la gente
talora
1285
Suole chiamare misura'.
E vidi là d'intorno
12
|
1235 chontare R 1238 la ragion B 1241 Di
tutta BM 1242 bell' G 1243 E delli M 1250
tutt'una BCC1GMN Chor me parean CC1 Che ormi L Ormi M Ch'era
mi parean R 1255 Ed avean suo lengnaggio BCC1R
1268 mossimi B 1270-1271 omit C 1274
appellare M 1278 generali M 1281 spazzo GM
[12]
Dimorare
a soggiorno
Cinque gran principesse,
E vidi ch'elle
stesse
1290
Tenean gran parlamento
Di riccho insengnamento.
Poi dall'altra magione
Vidi in un gran petrone
Scritto per
sottilgliezza: 1295
'Qui dimora fortezza,
Cui talor per usaggio
Valenza di coraggio
La chiama alcuna gente'.
Oi vide immantenente 1300
Quattro ricche contesse,
E genti rade e spesse
Che stavano a udire
Ciò ch'elle volean dire.
Partendomi un poco 1305
Io vidi in altro loco
La donna incoronata
Per una camminata,
Che menavan gran festa
E talor gran
tempesta;
1310
E vidi che lo scripto
Ch'era di sopra fitto
In lettera dorate
Dicea 'i'son chiamata
Justitia in ongne
parte'. 1315
|
Vidi
in altra parte
Quattro maestre grandi,
E a li lor comandi
Si stavano ubidenti
Quasi tutte le
genti.
1320
Cosi, s'io non mi sconto,
Eran venti per conto
Queste donne reali
Che de le principali
Son nate per
lengnaggio,
1325
Si come detto v'aggio.
S'io
contar volesse
Cio ch'io ben vedesse
Insieme e in divisa,
Non credo in nulla
guisa
1330
Ch'ei inscritta capesse
Ne che lingua potesse
Divisar lor grandore,
Né'l bene né lo valore.
Però più non ne
dico;
1335
Ma sì pensai con meco
Che quattro n'a tra lloro
Cu'io credo e adoro
Assai più coralmente,
Perché lor convenente
1340
Mi par più gratioso
E a la gente in uso:
Cortesia e larghezza
|
1288 a li giorni B 1294 bel M 1296
prodezza M 1306 in alto M 1307 onchorata R
1316 in disparte M 1328 omit C ch'i di lor sapesse M ben
vidi desse C1R 1333 onore M 1342 Che la R
[12v]
E
leanza e prodezza.
I tutte quattro
queste 1345
Lo puro sanza veste
Dirò'n questo libretto:
Dell'altre non prometto
Di dire né di contare;
Ma chi'l vorrà
trovare,
1350
Cerchi nel gran tesoro
Ch'io farò per coloro
C'anno lo cor più alto:
Là faro il gran
salto
1355
Per dirle più distese
Ne la lingua françese.
Nd'io ritorno omai
Per dire com'io trovai
Le tre a gran dilizia
In casa di
giustitia,
1360
Che son sue discendenti
E nate de parenti.
Io n'andai da canto
E dimora'vi tanto
Ch'io vidi
larghezza
1365
Mostrar con gran pianezza
Ad un bel cavalero
Come nel suo mestero
Si dovesse portare.
E dicea, ciò mi
pare:
1370
'Se tu vuoli esser mio,
|
Di
tanto t'afid'io:
Che nullo tempo mai
Di me mal non avrai;
Anzi sarai
tuttore
1375
In grandezza e'n onore,
Ché già omo per larghezza
Non venne in poverezza.
Ver'e c'assai persone
Dicon c'a mia
cagione
1380
Anno l'aver perduto,
E ch'è lor divenuto
Perche son larghi stati;
Ma troppo sono errati:
Ché com'è largo
quellgli 1385
Che par che s'acapilgli
Per una poca cosa
Dove onor grande posa,
E in an'altra bruttezza
Farà sì gran
larghezza
1390
Che fia ismisuranza.
Ma tu sappie in certanza
Che null'ora che sia
Venir non ti poria
La tua ricchezza
meno 1395
Setti tieni al mio freno
Nel modo ch'io diraggio:
E quelli è largo e saggio
Che spende lo danaio
13
|
1349 di rimare BCC1M di trare R di ritrare Pozzi
1352 fatto C1CRV 1359 Le quattro MN 1362 sue gente
BCC1C2GM 1363 m'andai R 1370a E contandoti dico io
C 1372 di certio C1 t'accerto MN 1380 una cagione
CR 1382 avenuto R 1385 nonne M 1388 Prima
C 1392 sulla cosa C
[13]
Per
salvare
l'agostano.
1400
Pero in ongni lato
Ti membri di tu'stato,
Ma spendi allegramente;
Ne non vo' che sgomente
Se più che sia
ragione
1405
Dispendi a la stagione;
Anz'è di mio volere
Che tu di non vedere
T'infinghe a le
fiate
1410
Se denari o derrate
Ne vanno per honore;
Pensa che sia melliore.
Se cosa divengna
Che spender ti convengna, 1415
Guarda che sie intento
Si che non paie lento;
Ché donar tostamente
E' donar doppiamente,
E donar come
sforzato
1420
Perde lo dono e'l grato;
Ché molto più risplende
Lo poco chi lo spende
Tosto, c'a.llarga mano,
Che que' che di lontano
1426
E tardi e con
durezza
1425
Dispende gran richezza
Ma tuttavia ti guarda
|
D'una
cosa che'embarda
La gente più che'l
grado, 1430
Cioè giuoco di dado;
Che nonn'è di mia parte
Che si getta in quell'arte,
Anz'è disviamento
E grande struggimento,
Ma tanto dico
bene:
1435
Se talor ti convene
Giocar per fare honore
Ad amico od a sengnore,
Che tu giucchi al più grosso,
E non dire: 'io non
posso'. 1440
Non abbie in cio viliezze,
Ma lieta galliardezza;
E se tu perdi posta,
Paia che non ti costa:
Non dicer
villania
1445
Ne mal motto che sia.
Ncor, chi s'abandona
Per astio di persona,
E per sua
vanagloria
1450
Esce de la memoria
E spender malamente
Non m'agrada neente;
E molto m'è rubello
Chi dispende in bordello
E va perdendo il
giorno
1455
|
[14]
1400 l'oghostaro BR l'agostaro C1L l'anghostaro
M 1403 larghamente M 1408 volere C 1409
stagione C 1415 Fa che tu sia attenta M 1417 dare
CMR 1419 dar GMB 1425-1426 transposed
S 1425 largheçça BC1 1426 omit C
1434 difinamente C1 1441 in te R 1453 ribello M
In femine d'intorno.
Ma chi di suo bon core
Amasse per amore
Una donna valente,
Se talor
largamente
1460
Dispendesse o donasse
(Non sì che follegiasse),
Be.llo, si puote fare,
Ma no'l volglio approvare.
Tengno grande
schernia 1465
Chi dispende in taverna;
E chi per ghiottornia
Se getta in beveria
E' peggio c'omo morto,
E'l suo distrugge a
torto.
1470
E'o visto persone
Che comperan cappone,
Pernice e grosso pesce;
Lo spender no'l incresce:
Che come vuol sian
cari
1475
Pur truovinsi danari,
Si paga immantenente;
E credon che la gente
Li lo ponga in larghezza;
Ma ben è gran
viliezza
1480
Ingolar tanta cosa,
Che già fare nonn'osa
Conviti né presenti,
|
Ma
coli propri denti
Mangia e divora
tutto:
1485
Ecco costume brutto!
Mad.io sì m'avedesse
Ch'elgli altro ben facesse
Unque di ben mangiare
No lo dovria
blasmare;
1490
Ma chi'l nasconde, e fugge
E consuma e distrugge,
Solo chi ben si pascie,
Certo in mal punto nascie.
Ca' genti di
corte
1495
Che sono usi e accorte
A sollazzar la gente
Se talor
largamente,
[1487a]
Ma domandan sovente
Danari o vestimenti:
Certo, se tu ti
senti
1500
Lo poder di donare,
Ben déi cortesseggiare,
Guardando d'ongni lato
Di ciascun lo
su'stato;
1505
Ma gia non obliare,
Se tu puoi melgliorare
Lo dono in altro loco,
Non ti vinca per gioco
Lusinga di
buffone:
1510
Guarda loco e stagione.
14
|
1463 omit M 1465 scherma S 1474 Non
rincresce GM 1479 Li le C1GLMNS 1484 con li B co
suo M Ma suo C Ma colli C1 1497a present only
BMS 1505 Mangia non obriare C 1507 in alchuni
R 1508 Usanca C1C2
Ncora abbie paura
D'accattare ad usura;
Me setti pur convene
Aver per spender bene,
Prego che'l rende
avaccio,
1515
Che nonn'e bel procaccio
Ne piacevol convento
Di diece render cento:
Gia d'usura che dài,
Nulla grazia nonn'ai;
1520
Ne'n cio non a largheza,
Ma tua grande pigrezza.
En forte me dispiace
E gran noia mi face
Donzello o
cavalero
1525
Che, quando un forestero
Passa per la contrada,
Non lascia che non vada
A farli compangnia
In casa e per la
via,
1530
E gran cose promette,
Ma altro non vi mette;
Cosi tien questa mena:
E chi lo'nvita a cena,
Terrebe ben
lo'nvito;
1535
Non farebbe convito,
Servigio, né presente.
Ma sai che m'è piacente
|
Quando
vene un
forese,
1540
Di farvi belle spese
Secondo che s'avene:
Ché'l presentar ritene
Amore e innoranza,
Compangnia e usanza.
Sai ch'i molto
lodo?
1545
Che tu ad ongni modo
Abbi di belli arnesi
E privati e palesi,
Sì che'n casa e di fore
Si paia il tuo
honore.
1550
Se tu
fai convito
O corredo bandito,
Fa'l proveducamente,
Che non falli neente:
Di tutto innanzi
pensa;
1555
E quando siedi a mensa,
Non fare un laido pilglio,
Non chiamare a consilglio
Siniscalco ne sergente,
Ché da tutta la
gente
1560
Sarai scarso tenuto
E non ben proveduto.
Mai t'o
detto assai:
Però ti partirai.
E dritto per la
via
1565
Ne va a cortesia,
|
[14v]
1511-1541 omit CC1 1511-1541 omit
B 1512 D'improntare R 1522 tutta GMZ 1533
Sennon di questa mena M 1543 onnoranza BMRV
E
prega la da mia parte
Che t'insengni su'arte,
Ch'io gio non veggio lume
Sanza suo buon
costume'.
1570
O cavaler valente
Si mosse isnellamente
E gio sanza dimora
Loco ove dimora:
'Cortesia
gratiosa,
1575
In cui ongnora posa
Pregio di valimento'
E con bel gecchimento
La pregò che mostrare
Li dovess'e
ensengnare:
1580
Tutta la maestria
Di fina cortesia:
Ed ella immantenente
Con bel viso piacente
Disse'n questa
manera
1585
Lo facto e la matera:
'Sie certo che larghezza
È'l capo e la grandezza
Di tutto mio mestero,
Si ch'io non valglio
guero,
1590
E s'ella non m'aita,
Poco sarei gradita:
Ell'e mio fondamento,
E io su'doramento
|
E
colore e
vernice;
1595
Ma chi lo bon ver dice,
Se noi due nomi avemo,
Quasi una cosa semo.
A a te, bello amico,
Primieramente
dico
1600
Che nel tuo parlamento
Abbie provedimento:
Non sie troppo parlante,
E pensati davante
Quello che dir
vorrai,
1605
Ché non ritorna mai
La parole ch'è detta,
Si come la saetta
Che vae e non ritorna,
Chi ae la lingua
adorna,
1610
Poco senno li basta,
Se per follia no'l guasta.
Il detto sia soave,
E guarda non sia grave
In dire ne in
reggimenti,
1615
Che non puoi a le genti
Far piu gravosa noia:
Consilglio che si moia
Ché spiace per gravezza,
Che mai non si ne
svezza; 1620
E chi non n'a misura,
Se fa'l ben, si lo fura.
15
|
1565 ritto M 1568 moestri MR omit C 1569
giò S 1570 senza il suo bel M 1574 Cola dove
M 1578 di portamento B 1579 'nsengare BCC1MR
1580 mostrare BCC1MR 1585 matera M 1586 manera
MZ 1591 aiuta G 1592 graduta G 1594
addornamento CMNZ 1597 Benche duo M 1603 corrente
G 1604 sovente G 1614 E'l volghar MR 1615
Nelli tuoi reggimenti GM 1621 Chi parla oltre misura
M 1622 l'oscura BC1C2NZ Pozzi lo sura L Si dice ben si'l
fura M
[15]
On
sie
innizzatore,
Né sie
ridicitora
1625
De quel c'altra persona
Davanti a te ragiona;
Né non usare rampongna,
Né dire altrui menzongna,
Né villiania d'alcuno:
Ché gia nonn'è
nessuno
1630
Cui non posse di botto
Dicere un laido motto.
Né non sie sì sicuro
Che pur un motto duro
C'altra persona
tocca
1635
T'esca fuori de la bocca:
Che troppa sicuranza
Fa contra buona usanza;
E chi sta lungo via
Guardi di dir
follia.
1640
A
sai chetti comando
E pongo a grave bando?
Che l'amico da bene
Innora quanto téne
A piede e a
cavallo,
1645
E già per poco fallo
Non prender grosso core
Per te non falli amore;
E abbie sempre a mente
D'usar con buona
gente,
1650
|
E
dall'altra ti parti;
Che sì come dell'arti,
Qualche vizio n'aprendi,
Sì c'anzi che t'amendi
N'avrai danno e
disnore.
1655
Pero a tutte l'ore
Ti tieni a buona usanza,
Però ch'ella t'avanza
In pregio e in onore,
E fatti esser
melgliore
1660
E dà bella figura:
Ché la buona natura
Si rischiara e pulisce
Se'l buon uso seguisce.
Ma guarda
tuttavia,
1665
S'a quella compangnia
Tu paressi gravoso;
Di gir non sie più oso,
Ma d'altra ti procaccia
A cui'l tuo facto
piaccia.
1670
Mico, guarda bene:
Compiù riccho di téne
Non ti calglia d'usare,
Chè starai per giullare
O spenderai quant'essi:
1675
Chè se tu no'l facessi,
Faresti villania;
E pensa tuttavia
|
[15v]
1628 vergogna BG 1639 E se stai M 1642
gran B E ed in poco e gran bando C1 greve R 1645 Negia
C1 1646 Non ingrossa di core M 1647 onore M
1659 e in valore BC1MR 1662 ventura D 1663 si
richiama C 1677 Sarebbe BCC1R
Che larga incominciança
Si vuol perseverança.
1680
Dunque déi provedere,
Se'l porta tuo podere,
Che'l faccie apertamente;
Se non, si poni mente
Di non far tanta
spesa
1685
Che poscia sia ripresa;
Ma prendi usianz'a tale
Che sia con teco iguale;
E s'avanzasse un poco,
Non dismagare di
loco,
1690
Ma spendi di paraggio:
Non prendere avantagio
E pensa ongni fiata,
Se ne la tua brigata
A uomo al tuo
parere
1695
Men possente d'avere
Per dio, no lo sforzare
Piu che non possa fare:
Chesse per tuo conforto,
Lo suo dispende a
torto
1700
E torna in basso stato,
Tu ne sarai blasmato.
Ben ci son persone
D'altra condizione
Che si chiaman gentili;
1705
Tutt'altri tengon vili
|
Per
cotal gentileçça;
E a questa baldezza
Tal chiaman mercennaio
Che più tosto uno
staio
1710
Spenderìa di fiorini
Chesso di picciolini,
Benché'lli lor podere
Fossero d'un podere.
E chi gentil si
tene,
1715
Sanza far altro bene
Se non di quella boce,
Credesi far la croce,
Ma e'si fae la fica:
Chi non dura
fatica
1720
Sì che possa valere
Non si creda capere
Tra'lgl'uomini valenti,
Perché sia di gran genti;
Ch'io gentil tengo
quelgli
1725
Che par che modo pilgli
Di grande valimento
E di bel nudrimento,
Si c'oltre suo lengnaggio
Fa cose
d'avantaggio
1730
E vive oratamente,
Sì che piace a la gente.
En dico, se'n ben fare
Sia l'uno e l'altro pare,
16
|
1685 tali spese G 1690 Non ti parti C Non ti
mutar C1 Non ti parti di foco M ti smagar GR 1696
Non 1700 di strugge CM 1704 D'alta MV 1714 v
valere BCC1MR 1734 l'omo C
Quelli
ch'é melglio
nato
1735
E tenuto più a grato,
Non per mia maestranza,
Ma parchè sia usanza,
La qual vince e abbatte
Gran parte de mie'
facti
1740
Sì c'altro nonne posso:
Ch'esto mondo è sì grosso
Che ben per poco detto
Si giudica'l diritto;
Che lo grande e'l
minore
1745
Sì vivono a romore.
Pero ne sie aveduto
Di star tralloro sì muto
Che non ne faccian risa:
Passati a la lor
guisa,
1750
Ché'nançi ti conforto
Che tu siegue lor torto;
Ché se pur ben facessi,
Da che lor non piacessi;
Nulla cosa ti
vale
1755
A dire bene né male.
Però non dire novella
Se non par buona e bella
A ciascun che la'ntende,
Ché tal ti ne
riprende
1760
E aguingne bugia,
Da che se'ito via,
|
Che
ti dée ben dolere.
Però déi tu sapere
In cotal
compangnia
1765
Giocar di maestria.
Però che sappie dire
Quel che debbia piacere;
E lo ben se'l saprai,
Con altrui lo
dirai,
1770
Dove sia conosciuto
E ben caro tenuto,
Ché molti sconoscenti
Troverai fra le genti,
Che metton magior
cura
1775
D'udire una laidura
C'una cosa che valglia:
Trapassa, e non ti calglia.
Sie bene appensato,
S'un uomo molto pregiato 1780
Alcuna volta faccia
Cosa che non soggiaccia
In piaçça ne in templo,
Non ne pilgliare exemplo,
Percio che nonn'a
scusa
1785
Chi al altrui mal s'ausa.
E guarda non errassi
Se tu stessi o andassi
Con donna o con sengnore
O con altro
maggiore;
1790
|
[16v]
1743 ditto M 1751 chonporto BC1MR 1754 omit
C 1762 Quando CC1MR 1761-1762 transposed
B 1763-1764 transposed B 1763 valere B volere
CC1M 1767 E allor proffere M 1768 Quel che credi
piacere M 1779 Sia molto M 1780 a pesato R
1784 omit C
E benche sia tu pare,
Che lo sappier innorare,
Ciascuno per lo su'stato.
Sia ne sì appensato
E del più e del
meno,
1795
Che tu non perde freno;
Ma già a tuo minore
Non render più honore
C'allui si ne convengna,
Nè c'a vil ti ne
tengna;
1800
Però s'elgli è più basso,
Va sempre innanzi un passo.
Se vai a cavallo,
Guardati d'ongni fallo;
E se vai per
cittade,
1805
Consiglioti che vade
Molto cortesemente:
Cavalca bellamente,
Un poco a capo chino,
C'andar cosi in
disfreno
1810
Per gran salvatichezza;
E non guardare l'alteçça
D'ongni casa che trove;
Guarda che non ti move
Com'uom che sia di
villa;
1815
Non guiççar come anguilla,
Ma va'sicuramente
Per via e fra le gente,
|
E
chitti chiede'n prestanza
Non fare
adimorança
1820
Se tu li vuoli prestare;
No'l far tanto penare
Che'l grado sia perduto
Ançi che sia renduto.
T quando se'in
brigata, 1825
Seguisci ongni fiata
Lor via e lor volere,
Ché tu non déi volere
Pur fare a la tua guisa,
Né far di loro
divisa.
1830
E guàrdati a ongn'ora
Che laida guardatura
Non faccia a donna nata
In casa o ne la strata:
Però chi fa'l
sembiante
1835
E dice ch'è amante,
E un briccon tenuto.
Ed i'o già veduto,
Solo d'una cançone,
Peggiorar
condiçione;
1840
Ché già in questo paese
Non piace tale arnese,
E guarda in tutte parti
C'amor già per
su'arti
1845
Non t'infiammasse il core;
Con ben grave dolore
17
|
1794 si amisato M 1804 de non far fallo
C1 1807-8 omit B 1813 cosa GM 1815
di milla C 1818 via tra la gente MR 1821 li puoi
C1 1822 tardare R 1824 Prima che rivevuto
M 1827 piacere BCC1MR 1831 e procchura M
1837 Et un bri convenuto C
Consumerai
tua vita
Né già di mia partita
Non ti potrei tenere,
Se fossi in suo
podere.
1850
Ritorna a magione
C'omai è la stagione;
E sie largo e cortese,
Si che n'ongni paese
Tutto tuo convenente
1855
Sia tenuto piacente'.
Per cosi bel commiato
N'andò dall'altro lato
Lo cavaler gioioso,
E molto
confortoso
1860
Per sembiante c'avea;
Dicio c'udito avea
E'n questa beninança
Se n'ando alleança,
E lei si fece
acconto,
1865
E poi fece suo conto
Si come parve allui;
E certo io, che vi fui,
Lodai ben sua manera
E'l costume e la
cera
1870
E vidi lealtate,
Che pur di veritate
Tenea suo parlamento
Con bello agecchimento
Li disse: 'ora
m'intendi
1875
|
E cio ch'io dico, apprendi!
Mico, primamente
Comando che non mente;
E'n qual che parte sia
Tu non usare
bugia;
1880
C'omo dice che mencongna
Ritorna in gran vergongna
Però c'a breve corso;
E quando vi se'scorso,
Se tu a le
fiate
1885
Dicessi veritate,
Non ti sara creduta.
Ma se tu ai saputa
La verità d'un facto,
E tu per dirla
ratto
1890
Grave briga nascesse,
Certo se la tacesse,
Senne fossi ripreso,
Sarai da me difeso.
Se tu ai
parente
1895
O caro benvolgliente
Cui la gente riprenda
D'una laida vicenda,
Tu déi essere accorto
A diritto e a
torto
1900
In dicer ben di lui,
E per fare a colui
Discreder ciò che dice;
A poi quando ti lece,
|
1851 Or torna a tua M Or ti torna Pozzi 1861
parea CC1R 1866 omit C poi li dissi BC1 1867
piacque 1869 Lodon R 1874 schollimento C1GR
1877 privatemente C 1878 Chonsiglio BCC1GR 1879
pare R 1890 E poi BR 1891 facesse M 1894 te
R
[17v] 
L'amico tuo
gastiga
1905
Del fallo onde si briga.
Ose
ke
tu promette
Non vo'che le dimette:
Comando che s'atenga,
Purche male non'avenga.
1910
Ben dicon buoni e rei:
Se tu fai ciò che dei;
Ma poi chitti riscuote
S'un grave male
n'avene? 1915
Foll'è chi teco tene;
Ch'io tengo ben leale
Chi per un picciol male
Fa schifare un maggiore,
Se'l fa per lo
milgliore,
1920
Sì che lo peggio resta.
E chitti manifesta
Alcuna sua credença,
Abbine ritenença;
E la lingua sia
lenta
1925
C'un altro no la senta
Sança la sua parola;
Ch'io già per vista sola
Vidi manifestato
Un facto ben
celato.
1930
Chitti
dà
in prestanza
Sua cosa o in serbança,
Rendila sì a punto
|
Che
non sie in fallo giunto.
E chi di te si
fida,
1935
Sempre lo guarda e guida,
Né già di tradimento
Non ti vengna talento.
E volglio c'al tuo comune,
Rimossa ongni
cagione,
1940
Sie diritto e leale,
E gia per nullo male
Chenne possa avenire
Nolo lasciare perire.
E quando se'in
consilglio, 1945
Sempre ti tieni al melglio:
Né prego né temença
Ti mova in rea sentença.
E fai testimoniança,
Sia piena di
leança;
1950
E se guidi chi altrui,
Guarda sì ambendui
Che già da nulla parte
Non falsi nulla parte.
Ancor ti prego e
dico:
1955
Quand'ai lo buono amico
E lo leal parente
Amalo coralmente,
Non sie sì grave stallo
Che tu li faccie
fallo.
1960
D volglio c'ame e crede
Santa chiesa e la fede;
18
|
1906 fatto CR 1910 Dove male non M 1915
silenta BCC1R 1932 omit C Sua roba BC1 1946
t'appiglia M 1948 omit CC1 Ti metta B 1951
Essel giuoco e altrui M 1952 abondui R
E
solo infra la gente
Innora
lealmente
1965
Gesu xpisto e li santi,
Si che vecchi e li fanti
Abbian di te sperança
E prendan buona usanza.
E va'che ben ti pilgli,
E che dio ti
consilgli;
1970
Ché per esser leale
Si cuopre molto male'.
Llora il cavalero,
Che'n si alto mestero
Avea la menta
messa,
1975
Se n'andò a distesa
E giunse a prodeçça;
E quivi con pianezza
E con bel piacimento
Le disse il suo
talento.
1980
Allora udìo prodeçça,
Con viso di baldezza
Secura e sanza risa,
Parlare in questa guisa:
Ico ti
apertamente
1985
Che tu non sie corrente
Di far né dir follia,
Che, per la fede mia,
Nonn'a presa mi'arte
Chi si getta in folle
parte;
1990
E chi briga matteçça
|
Non fie di tale alteçça
Che non rovini affondo;
Nonn'a gratia nel mondo.
E guardati
ongnora
1995
Che tu non faccie ingiuria
Ne força a uomo vivente;
Quanto se' più potente
Cotanto più ti guarda,
Ché la gente non
tarda
2000
Di portar mala boce
A huomo che sempre nuoce.
I tanto ti conforto,
Che, se t'è facto torto,
Arditamente e
bene
2005
La tua ragion mantene;
Ben ti consilglio questo:
Che, se colo legisto
Atartene potessi,
Vorrei che lo
facessi,
2010
Ch'elgli e maggior prodeçça
Rinfrenar la matteçça
Con dolçi motti e piani
Che venire a le mani.
E non mi piace
grido;
2015
Pur con senno mi guido;
Ma se'l senno non vale,
Metti male contra male,
Nè già per suo romore
Non abassar tuo
honore;
2020
|
1953 per nissun'arte B 1958 lialmente B
chellami M 1959 Non sia si grave fallo C1 grande M sia
Pozzi 1960 omit C1 1963 E sempre M 1967
fidanza M 1975 gisises misa R intesa V con baldezza MR
con gran pianecca C1 1979-1980 omit B
1981 Prodezza baldanzoz M vidio R 1982 Ardita e prende M
Quella GV 1992 Nonne dita fortezza M 1996 Altrui
non facci ingiura M 2007 Ma e migliore acquisto M
2008 colegiato C1 2019-2020 omit M
[18v] 
Ma s'è di te più forte,
Fai senno se'l comporte
E dai luogo a la mischia,
Ché foll'è chi s'arischia
Quando nonn'e
potente;
2025
Però cortesemente
Ti parti dal romore;
Ma se per suo furore
Non ti lascia partire,
Volendoti
ferire,
2030
Consilglioti e comando:
Nonne vada di bando;
Abbie le mani accorte;
Non dubitar la morte,
Ché tu sai per lo
fermo
2035
Che già di nullo schermo
Si puote huomo coprire
Che non vada'l morire
Quando lo punto vene;
Pero fa grande
bene
2040
Chi s'arischia al morire
Ançi che sofferire
Vergongna né grav'onta;
Ché'l maestro ne conta
Che omo teme
sovente
2045
Tal cosa che neente
Li farà nocimento.
E non mostrar pavento
A omo ch'è molto folle,
|
Ché
se ti trova
molle,
2050
Pilglierànne baldança;
Ma tu abbie inmembrança
Di farli un mal riguardo;
Si sara piu codardo.
E tu ai facta
offesa
2055
Altrui che sia ripresa
In grave nimistança
Sì abbie per usança
Di ben guardarti d'esso,
E abbie sempre
appresso
2060
Arme o compangnia
A casa e per la via;
E se tu vai atorno,
Si va'per alto giorno,
Mirando d'ongni
parte,
2065
Ché non ci a melglior arte
Per far guardia secura
Che buona guardatura;
L'occhio ti guidi e porti,
E lo cor ti
conforti.
2070
E un'altra [ti] dico:
Se questo tuo nemico
Fosse di basso affare,
Non ci ti assicurare,
Perché sie più gentile;
2075
No lo tenere a vile,
C'ongn'uomo a qualc'aiuto;
E tu ai già veduto
19
|
2023 curi di M 2034 Non temer BC1 2036
Che di niuno CM 2037 Ti potrai vi coprire M 2040
maggior M 2043 Grande vergogne ed onta M 2052
rimembranza M 2050 l'arme apresso M 2061 E buona M
2066 Guardando BMRZ
Ben
fare una vegiança
Che quasi rimembrança
2080
Nonn'era fra la gente.
Però cortesemente
Del nemico ti porta
S'abbie usança accorta;
Se'l truove in alcun
lato,
2085
Paia l'abbie innorato;
Se'l truovi in alcun loco,
Per ira né per gioco,
No li mostrare aspreçça
Ne villana
fiereçça;
2090
Dalgli tutta la via:
Però che maestria
Affina più l'ardire
Che non fa pur ferire.
Chi fiede bene
ardito,
2095
Può bene esser fedito;
E se tu ai coltello,
Altri l'a buono e bello;
Ma maestria conchiude
La força e la
vertude,
2100
E fa'ndugiare vendetta,
E allungare la fretta
E mettere in obria,
E atutar follia.
Tu sie bene
appreso
2105
Che se ti fosse offeso
Di parole o di detto
|
Non
riççare lo tu'petto,
Né non sie più corrente,
Che porti il convenente.
2110
Al postutto non volglio
C'alcun per suo orgolglio
Dica né faccia tanto
Che'l giuoco torni in pianto
Ne che già per
parola
2115
Si talgli mano o gola.
E io o gia veduto
Homo ch'è pur seduto,
Non faccendo monstrança,
Far ben dura vengianca.
2120
E offeso t'è di
facto,
Dicoti ad ongni patto
Che tu non sie musorno,
Ma di nocte e di giorno
Pensa de la
vendetta,
2125
E non aver tal fretta
Che tu ne peggiori onta,
Ché'l maestro ne conta.
Che fretta porta inganno,
E'ndugio è par di
danno;
2130
La cosa lenta o
ratta,
2133
Sia la vendetta
facta.
2134
E se'l tu'buono
amico
2135
A guerra di nemico,
Tu ne fa' quanto lui,
E guàrdati di plui
|
[19v]
2080 Ottal che ricordanza M 2085 Quando lo
scontri fore M 2086-2087 omit L 1090 omit
C 2095 fere C1R che huomo ardite M 2096 ferito
CC1MR 2101 la fretta C1 2102 vendetta
C1 2103 oblia GM 2105 Ancora, abbi compreso
M 2112 Che tu per tuo M 2122 Dico ti B 2131
E tu chosi digrada BC1MR 2132 Ma pur chose che
vade BC1MR 2135 caro amico B
Non
menar tal burbanza
Ched elli a tua baldança
2140
Cominciasse tal cosa
Che mai non abbia posa.
Ancor non ti
calglia
D'oste né di battallia,
Né non sie
trovatore
2145
Di guerra ne di romore.
Ma se pur avenisse
Che'l tuo comun facesse
Oste o cavalcata,
Volglio che'n quell'andata
2150
Ti porti con barnaggio,
E dimostrati maggio
Che non porta tu'stato;
E déi in ongni lato
Mostrar la tua franchezza
2155
E far buona prodezza.
Non sie lento né tardo,
Ché già omo codardo
Non conquistò honore
Né divenne
maggiore.
2160
E tu, per nulla sorte,
Non dubitar di morte,
C'assai è più piagente
Morire oratemente
Ch'esser
vituperato,
2165
Vivendo, in ongni lato.
R torna in tuo paese,
|
E
sie prode e cortese;
Non sie lanier, né molle,
Né corrente, né
folle.
2170
Così noi due stranieri
Ci ritornamo arrieri:
Colui n'andò in sua terra
Bene appreso di guerra,
E io presi
carriera
2175
Per andare là dov'iera
Tutto mio intendimento
E'l final pensamento:
Per essere veditore
Di ventura e
d'amore.
2180
Or si ne va il maestro
Per lo cammino a destro,
Pensando duramente
Intorno al convenente
De le cose
vedute:
2185
Che son maggiori essute
Ch'i'non so divisare;
E ben si dee pensare
Che a la mente sana
O da sale in
dogana
2190
Che'l fatto è smisurato,
E troppo gran dictato
Sarebbe a ricontare.
Or volglio intralasciare
Tanto senno e
savere
2195
Quant'io fu'a vedere,
20
|
2139 mostrar M 2140 fidança BMR
2147 ch'a desse M 2150 fiata M 2151 Vadi con
baronaggio M 2155 Mostrar tutta R 2156 L'ardire e
la prodezza M 2159 acquisto MR 2168 largho R
2191 peccato C trattato MR
E
contar mio viaggio:
Come'n kalend i maggio,
Passate valli e monti,
Boschi, selve, e
ponti,
2200
Io giunsi in un bel prato
Fiorito d'ongni lato,
Lo più riccho del mondo.
Or mi parea ritondo,
Or avea
quadrature;
2205
Or avea l'aria scura,
Or è chiara e lucente;
Or veggo molta gente,
Or non veggio persone;
O veggo
padilglione,
2210
O veggio case e torre;
L'un giace, a l'altro corre;
L'un fugge, e l'altro caccia;
Chi sta, e chi procaccia;
L'un gode, e l'altro impazza;
2215
Chi piange, e chi sollaçça;
Così da ongni canto
Vedea giuoco e pianto.
Pero s'i dubitai
E mi
maravilgliai,
2220
Be.llo deon sapere,
Que' che stanno a vedere.
Ma trovai quel sugello
Che da ongni rubello
Mi fida e
m'assicura;
2225
|
Così
sança paura
Mi trassi più avanti,
E trovai quattro fanti
C'andavan trabattendo.
E io, c'ongnora
attendo
2230
Assaper veritate
De le cose passate,
Pregai per cortesia
Che sostasser la via
Per dirmi il convenente
2235
Del luogo e de la gente.
E l'un, ch'era più saggio
E d'ongni cosa maggio,
Mi disse in breve detto:
'Sappie, mastro
burnetto,
2240
Che qui sta monsengnore
Ch'e capo e dio d'amore;
E se tu non mi credi,
Pass'oltre e sì'l ti vedi;
E più non mi
toccare,
2245
Ch'io non t'oso parlare'.
Così fuor dispariti,
E in un punto giti,
Ch'io non so dove ne come,
Né la'nsengna ne'l
nome,
2250
A io
m'assicurai,
E tanto innançi andai
Ch'io vidi al postutto
Parte e meçço e tutto;
|
[20v]
2215 altro travaglia B 2216 chi risaglia
B 2221 de bon BM de omo CR 2222 omit C1, added
by 1642 ed. 2224 ribello M 2232
trovate BC1R 2242 cioe idio d'amore C1 magiore R
2247 di partiti B
E
vidi molte genti,
Cui lieti e cui
dolenti;
2255
E davanti al sengnore
Parea che gran romore
Facesse un'altra schiera
En una gran
carriera.
2260
Io vidi diritto stante
Ignudo un fresco fante,
C'avea l'arco e li strali,
E avea penne e ali,
Ma neente
vedea,
2265
E sovente traea
Gran colpi di saette;
E là dove le mette
Conven che fora paia,
Chi che perilglio
n'aia;
2270
E questi, al buon ver dire,
Avea nome piacere.
E quando presso fui,
Io vidi intorno allui
Quattro donne
valenti
2275
Tener sopra le genti
Tutta la sengnoria;
E de la lor balìa
Io vidi quanto e come,
E so vi dire lo
nome:
2280
Paura e disiança
E amore e sperança.
E ciascuna'n disparte
|
Adopera
su'arte
E la forza e'l
savere,
2285
Quant'ella può valere;
Ché disiança pungne
La mente e la compungne,
E sforza malamente
D'aver
presentemente
2290
La cosa disiata,
Ed è sì disviata
Che non cura d'onore,
Né morte ne romore,
Né perilglio
c'avengna,
2295
Né cosa che sostengna;
E non che la
paura
La tira ciascun'ora,
Sì che nonn'osa gire
Né solo un motto
dire
2300
Né far pur un sembiante,
Però che'l fino amante
Riteme a dismisura.
Ben'a la vita dura
Chi così si
bilança
2305
Tra tema e disiança;
A fino amor sollena
Dal gran disio la pena,
E fa dolce parere
E lieve a
sostenere
2310
Lo travalglio e l'affanno
E la dolglia e lo'nganno
21
|
2271 al mi parere M 2284 A rea suo modo ed
arte M Ad overa R 2286 vedere R 2293 romore
M 2294 disinore M 2298 alla misura M 2304 la
mente R 2305 simbilanza C1 2308 che mena CMR
2309 liere M 2310 dolce M 2312 lo danno B
[21]
'altra parte sperança
Adduce gran fidança
Incontra la
paura,
2315
E sempre l'assicura
D'aver bon compimento
Dal suo'namoramento.
Questi quattro stati
Che son di piacer
nati 2320
Con essi son congiunti,
Che già ora né punti
Non potresti contiare
Tralloro in generare;
Ché, quand'omo innamora,
2325
Io dico che'n quell'ora
Disia e a temore,
Esperança, e amore
Di persona piaciuta;
Ché la saetta
aguta
2330
Che move di piacere
Lo punge, e fa volere
Dilecto corporale;
Tant'é l'amor corale.
Cosi ciascuna
parte
2335
Adopera su'arte
Divisa e in comuno;
Ma tutti son pur uno
Cui la gente a romore,
Si lo chiamano
amore,
2340
Percio che'l nome e l'atto
|
S'accordan più al facto
Assai mi volsi intorno,
E la nocte e lo giorno,
Credendomi
campire
2345
Del fante che ferire
Lo cor non mi potesse;
E s'io questo tacesse,
Farei maggior savere,
Ch'io fui messo in
podere
2350
E in força d'amore.
Però, caro sengnore,
S'io fallo nel dittare,
Voi dovete pensare
Che l'omo che e'nnamorato
2355
Sovente muta stato.
Oi mi tornai da tanto,
E in un ricco manto
Vidi ovidio maggiore,
Chelgli atti del
amore,
2360
Che son cosi diversi,
Rassempra e mette in versi.
E io mi trassi appresso,
E domandai lui stesso
Ch'elli apertamente
2365
Mi dica il convenente,
E lo bene e lo male,
Del fante e dell'ale
Ch'a le saette e l'arco,
E onde tale incarcho
2370
|
2339 temore CR 2340 omit C 2345
schermire M 2357 canto CLMR mi trassi a canto BC1
ritornai G 2358 E dimoravan tanto C1 2359 un dio
d'amore M undio maggiore R [This error proves R not
holograph Weise considered it to be] 2362
Rasenbrati in versi C Rasenbran motti in versi MR 2363
Siccome son diversi M
[21v]
Li
venne, che non vede;
Ed elli in buona fede
Mi rispuose in volgare
Che la força d'amare
Non sa chi no la
pruova:
2375
'Pero s'a te ne giova,
Cercati fra lo petto
Del bene e del dilecto,
Del male e de l'errore
Che nascie per
amore'.
2380
Così stando un
poco
Io non mutai di loco,
Credendomi fuggire;
Ma non potti partire,
Ch'io v'era
si'invescato
2385
Che già da nullo lato
Potea mutar lo passo.
Così fui giunto, lasso,
E messo in mala parte!
Ma ovidio per
arte
2390
Mi diede maestria,
Sì ch'io trovai la via
Ond'io mi trafuggai;
Così l'alpe passai
E venni a la
pianura.
2395
Ma troppo gran paura
E affanno e dolore
Di persona e di core
M'avenne in quel viaggio.
Qui
e compiuto il tesoretto.
|
Ond'io
pensato
m'aggio,
2400
Ançi ch'io passi avanti,
A dio e a li santi
Tornar devotamente,
E molto humilemente
Confessar li
peccati
2405
A' preti e a li frati.
E questo mio libretto
E ongn'altro mi'detto
Ch'io trovato avesse,
S'alcun viçio
tenesse,
2410
Commetto ongni stagione
In lor correctione,
Per far l'opera piana
Co la fede cristiana.
Voi, caro
sengnore,
2415
Prego di tutto core
Che non vi sia gravoso
S'io alquanto mi poso,
Finche di penitentia
Per fina conoscença
2420
Mi possa consilgliare
Con omo che mi pare
Ver'me intero amico,
A cui sovente dico
E mostro mie
credence
2425
E tengno sue sententie.
22
|
2381 stato M 2382 campire B campare C1 io mi
parti di loco R 2385 si legato BC1 [BC1 here gives
extra lines to poem] restato R 2388 vinto
e lasso BC1 2389 E giunto BC1R 2402 omit C,
added by 1642 ed. 2420 Per buona C1 2422 con
uno M 2425 Tutte le BC1
The manuscript continues
with the 'Fagoletto'
FLORIN WEBSITE
© JULIA
BOLTON HOLLOWAY, AUREO ANELLO
ASSOCIAZIONE, 1997-2022:
MEDIEVAL: BRUNETTO
LATINO, DANTE
ALIGHIERI, SWEET NEW
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LATINO, DANTE ALIGHIERI, &
GEOFFREY CHAUCER || VICTORIAN:
WHITE
SILENCE: FLORENCE'S 'ENGLISH'
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Twice-Told Tales: Brunetto
Latino and Dante Alighieri.
New York: Peter Lang,
1993. xiv + 552 pp. Reviewed: Speculum; Parergon; Annali italianistica. ISBN 0-8204-1954-0. IN STOCK
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Il Tesoro di Brunetto Latino, Maestro di Dante Alighieri, Il Tesoretto, Il Tesoro, Firenze: Regione Toscana, 2021. 428 pp.
with DVD
Le Opere di Brunetto Latino, Maestro di Dante Alighieri, La Rettorica, Il Tesoretto, Il Tesoro, Scribi, Guido Cavalcanti, Dante Alighieri Franciscus de Barberino?. A cura di Julia Bolton Holloway, Saggi di Richard Mac Cracken, Nicolino Applauso, Renato Stopani, Alison Stones, Sonia Minutello, David Napolitano, trascrizione di Michele Amari, trad. di Rosalynd Pio, Firenze: Regione Toscana. MLA Seal, Scholarly Edition.
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