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Illuminations © Biblioteca Medicea-Laurenziana, Florence: http://www.bml.firenze.sbn.it/ Le Lettere, Florence, 2000;

 

IL FAGOLETTO

KE MANDO SER BRUNETTO LATINO

A RUSTICO DI FILIPPO
 
 
 

L fine amico caro,
A cui molto contraro 
D'allegraeçça e d'affanno 
Par venuto ongn'anno:                    2430
Io, burnetto latino, 
Che nessun giorno fino 
D'avere gioia e pena 
(Come ventura mena
La rota da falsa parte),                   2435
Ti mando in queste carte
Salute e'ntero amore: 
Ch'io non trovo melgliore 
Amico che mi guidi,
Né di cui più mi fidi                       2440
Di dir le mie credençe, 
Ché troppo ben sentençe
Quando chero consilglio
Intra'l bene e'l perilglio.
Or m'e venuta cosa                       2445
Ch'io non poria nascosa 
Tener, ch'io non ti dica:
Pur non ti sia fatica 
D'udire in fin la fine
Amico tu ai fine                            2450
Mie parole mondane 
Ch'io dissi ongnora vane.
Per dio mercé ti mova
La ragione, e la prova
Che ciò che dicer volglio               2455

[Miniature]

 

Da buona parte accolglio.
On sai tu ke lo mondo 
Si dovria dir 'non mondo',
Considerando quanto
Ci anno mondeçça e pianto?          2460
Che truove tu che valglia? 
Non vedi tu san'falglia
C'ongni cosa terrena
Porta peccato e pena, 
Ne cosa ci a sì clera                       2465
Che non fallisca e pèra?
Or prendi un animale 
Più forte e che più vale:
Dico che'n poco punto
E' disfacto e digiunto.                    2470
I homo, perchetti vante,
Vecchio, meccano, e fante? 
Di, che vai tu cercando?
Già non sai l'ora ne quando
Vien che chetti porta,                    2475
Quella che non comporta 
Officio o dingnitate. 
Ai deo, quante fiate
Ne portan le corone
Come basse persone!                    2480
Giulio cesar maggiore, 
Lo primo imperadore, 
Già non campò di morte, 
Né sanson lo più forte

2430 divenuto M  2434 fortuna BM  2435 a falsa Pozzi  2450 Amico caro e fina M Amicio cio ch'afine R  2455 dirti M  2458 poria CMR  2465 crera R  2471 Omo, ti esse tirante M
 

[22v] 

 
 

Non visse lungamente;                2485
Alexandro valente,
Che conquistò lo mondo, 
Giace morto in fondo;
Ansalon per bellecce,
Ettor per arditecce,                     2490
Salamon per savere,
Attavian per avere 
Già non camparo un giorno 
Fuora del suo ritorno. 
Unque, homo, ke fai?            2495
Già torna tutto in guai;
La manaia non vedi
C'ai tuttora a piedi? 
Or guarda il mondo tutto:
E fiori e folglie e fructo,               2500
Augelli, bestie né pescie 
Di morte for non esce. 
Dunque ben per ragione 
Provao salamone
C'ongne cosa mondana                  2505
E vanitate vana.
Mico, or movi guerra
E va' per ongni terra 
E va'ventando il mare;
Dona robe e mangiare,                2510
Guardangna argento e oro,
Amassa gran tesoro: 
Tutto questo che monta?

[Miniature]

 

Ira, fatica, e onta 
Ai messo a l'acquistare;                2515
Poi non sai tanto fare
Che non perde in un motto
Te e l'acquisto tutto. 
Nd'io, in ciò pensando
E'nfra me ragionando            2520
Quant'io aggio falluto
E come sono essuto
Homo reo peccatore,
Sì c'al mio creatore
Non ebbi provedença,                 2525
Ne nulla reverença 
Portai a santa chiesa,
Ançi l'o pure offesa
Di parole e di facto
Ora mi tengo matto,                    2530
Ch'io veggio ed o saputo
Ch'io son d'alma perduto,
E poi ch'io veggio e sento
Ch'io vado a perdimento,
Saria ben fuor di senso               2535
S'io non proveggio e penso
Com'io per lo ben campi,
Che lo mal non mi avampi.
Osì, tutto pensoso, 
Un giorno di nascoso           2540
Intrai in monposlieri,
E con questi pensieri 

                                                  23

  2487 in profondo C  2498 Che tuttora hai d'piedi GV  2499 Guarda come van tutto M  2500 E folglie e fiorie GR  2504 bon Salaomone B Approva M  2515 di butto M  2522 istato MR  2537 Com'i per ben far campi M  2541 puslieri R  2541-2542 in margin Chonfe-sione M


 
 

Me n'andai a li frati 
E tutti miei peccati
Contai di motto in motto.             2545
Ai lasso! che corrocto
Feci quand'ebbi inteso 
Com'io era compreso 
Di smisurati mali
Oltre che criminali!                      2550
Ch'io pensava tal cosa 
Che non fosse gravosa
Ch'era peccato forte
Più quasi che di morte.
Nd'io tutto a scoverto         2555
Al frate mi converto
Che m'a penitentiato; 
E poi ch'i son mutato,
Ragion è che tu muti,
Che sai che siàn tenuti                 2560
Un poco mondanetti:
Però vo'che t'afretti
Di gire a frati santi. 
E pensati davanti 
Se per modo d'orgollio                2565
Enfiasti unque lo scollio, 
Si che'l tuo creatore 
Non amassi di core,
E non fossi ubidenti
A'suoi comandamenti;                2570
Se ti se'vantato

[Miniature]

Di ciò c'ai operato
In bene o in follia;
O per ipocresia
Mostrave di ben fare                  2575
Quando volei fallare; 
E se tra le persone
Vai movendo tencione 
Di facto o di minaccie, 
Tanto c'oltraggio faccie;             2580
O setti'nsuperbisti 
O in greco salisti 
Per caldo di riccheçça
O per tua gentileçça
O per grandi parenti                  2585
O perché da le genti
Ti par'esser lodato;
O setti se'isforcato
Di parer per le vie
Millior che tu non sie;               2590
S'ai tenuto a schifo
La gente, o torto il grifo
Per tua gramatisia; 
O se per leggiadria
Ti se'solo seduto                      2595
Quando non n'ai veduto 
Compangnia che ti piaccia;
O s'ai mostrato faccia
Crucciata per superbia, 
E la parola acerba                    2600

2560 siam L sem R  2568 di bon core C  2575 pecare B  2579 D'oltraggio o di minaccie R  2590 Maggior M  2592 Alchuna a N  2593 gran mattesia R

[23v]

 
 
Vedendo altrui fallare, 
E te stesso peccare; 
Se ti se'vantato 
O detto in alcun lato
D'aver ciò ke nonn'ai,                  2605
O saver che non sai; 
Amico, or ben ti membra 
Se tu per belle membra
O per bel vestimento
Ai preso orgolliamento;                  2610
Ueste cose contate
Son di superbia nate,
Di cui il savio dice
Ched è capo e radice 
Del male e del peccato.               2615
E'l frate m'a contato,
Se io ben mi ramento,
Che per orgolliamento 
Fallio l'angel matto
Ed eva ruppe'l patto,                  2620
E la morte d'abèllo
E la torre babèllo 
E la guerra di troia;
Così convien che moia
Soperchio per soperchio,           2625
Che speçça ongni coperchio. 
Mico, or ti provedi,
Che tu conosci e vedi
Che d'orgolliose prove
 

Invidia nasce e move,            2630
Ch'è foco de la mente.
Vedi se se'dolente
Del'altrui beninança;
O s'avesti allegrança
Del'altrui turbamento;            2635
O per tuo tractamento
Ai ordinata cosa
Che sia altrui gravosa; 
Se sotto'l mantello
Ai orlato il cappello       2640
Ad alcun tuo vicino
Per metterlo al dichino
O se lo 'ncolpi a torto;
O se tu dài conforto
De male a' suoi guerrieri;      2645
E quando se'derieri
Ne parli laido male. 
Ben mostri chetti cale
Di metterlo in mal nome,
Ma tu non pensi come         2650
Lo spregio ch'e levato
Si puo esser levato, 
Né pur che mai s'amorti 
Lo biasimo chi che'l porti; 
Ché tale mal dir t'ode          2655
Che poi nolo disode.
Nvidia e gran peccato;
 Ed o scritto trovato
                                                    24

2601 veggendo  2621 Abel MR  2622 Babel MR  2632 Pensa M  2646 se da rieri B de direri CL  2651 Lo pregio C
 
 

A colui che la vole                     2660
Che prima coce e dole.              2659
E certo chi ben i mira,
D'invidia nasce l'ira:
Ché quando tu non puoi
Diservire a colui 
Né metterlo al disotto,                 2665
Lo cor s'imbrascia tutto 
D'ira e di maltalento,
E tutto il pensamento
Si gira di mal fare 
E di villan parlare,                     2670
Si che batte e percuote
E fa'l peggio che puote.
Erciò, amico, pensa
Se tanta malvollienza
Ver' cristo ti crucciasti,                2675
O se lo bestemmiasti,
Osse battesti padre
Od offendesti madre
O cherico sagrato
O sengnore o parlato:                 2680
Cui l'ira da di pilglio,
Perde senno [o] e consilglio 
N ira nasce e posa
Accidia nighiottosa: 
Ché, chi non puote in fretta        2685
Fornir la sua vendetta

 

Ne difender cu'vole,
L'odio fa come sole,
Che sempre monta e cresce
E di mente non esce;                 2690
Ed è'n tanto tormento 
Che nonn'a pensamento
Di neun ben che sia,
Ma tanto si disvia
Che non sa melgliorare              2695
Né già ben cominciare;
Ma croio e nighiottoso
Enver dio glorioso. 
Uesti non vae a messa,
Ne sa qual si sia essa,         2700
Ne dicer pater nostro
In chiesa né in chiostro. 
Così per mala usanca
Si gitta in disperança 
Del peccato c'a facto,                2705
Ed è si stolto e matto 
Che di suo mal non crede 
Trovare in dio mercede;
O per falsa cagione
Pilglia presuntione                     2710
Che'l mette in mala via 
Di non creder che sia 
Per bene né per peccato
Homo salvo o condannato; 

[24v]

2659-2660 transposed CLMS  2666 s'infiama B  2675 Verso iddio M Setanta S  2677-2678 transposed B  2680 o prelato B  2683 Invidia B  2687 offender G  2697 Ma tant'e M  2699 Che gia non ode mess M  2710 Appiglia MR
 
 

E dice a tutte l'ore                   2715
Che già giusto segnore
No'l'averia creato
Perch'e'fosse dannato
E un altro prosciolto. 
Questi si scosta molto                2720
De la verace fede;
Forse che non s'avede
Che'l misericordioso,
Tutto che sia pietosa,
Sententia per giustitia               2725
Intra'l bene e le vitia,
E dà merito e pene
Secondo che s'avene.
R pensa, amico mio,
Se tu al vero idio             2730
Rendesti gratia o grato
Del ben che t'a donato;
Ché troppo pecca forte
Ed è dengno di morte
Chi non conosce il bene            2735
Di là donde li vene, 
E guarda, s'ai sperança
Di trovar perdonança;
S'ai alcun mal commesso,
E nonne se' confesso,               2740
Peccat'ai malamente
Ver'l'alto re potente.

 

I neghiença m'avisa 
Che nasce convotisa:
Ché, quando per neghiença       2745
Non si truova potença
Di fornir sua dispensa, 
Inmantenente pensa
Come potesse avere 
Sì de l'altrui avere                    2750
Che fornisca suo porto
A diritto e a torto.
Ma colui c'a doviçia
Sì cade in avariçia,
Che dove de non spende,         2755
Ne gia l'altrui non rende;
Ançi a paura forte
C'ançi che vengna a morte
L'aver li vengna meno,
E pu'ristringe'l freno               2760
Osì rapisce e fura 
E dà falsa misura
E peso frodolente
E novero fallente; 
E non teme peccato                2765
D'avistar suo mercato
Ne di commetter frode; 
Anci'l si tiene in lode;
Di nasconder lo sole,
E per bianche parole.             2770
                                                 25

2720 si cholta R  2726 e malizia M  2728 Siccome si convene  2740 Che non ne sie confesso M  2742 Versi Iddi omnipotente M Ver l'alto Dio potente R  2744 Si getta G  2755 La dove da B l'avere R  2762 mala R  2765 tiene GNZ E non chura M  2766 aguistar BZ
 
 

Inganna altrui sovente
E molto largamente
Promette di donare
Quando no'l crede fare.
Un altro per empieçça     2775
A la çara s'aveçça
E giuoca con inganno,
E per far l'altrui danno 
Sovente pingna'l dado
E non vi guarda guado;              2780
E ben presta a unçino
E mette mal fiorino; 
E se perdesse un poco,
Ben udiresti loco 
Bestemmiar dio e'santi             2785
E que'che son davanti.
N altr'e, ke non cura 
Di dio né di natura,
Si diventa usuriere 
E in ongne maniere                 2790
Ravolge suoi danari,
Che li sono molto cari;
Non guardi né festa, 
Né per pasqua non resta, 
E non par ke l'incresca,             2795
Pur che moneta cresca.
Ltri per simonia 
Si getta in mala via 
E dio e' santi offende,

 

E vende le prebende             2800
E sante sagramente,
E metton fra la gente
Assempro di malfare;
Ma questo lascio stare,
Ché tocca a ta' persone,        2805
Che nonn'é mia ragione
Di dirne lungamente. 
Ma dico apertamente
Che l'omo ch'è troppo scarso
Credo c'a'l cor tutt'arso,        2810
Ché in povere persone 
Ne n'omo ke sia in pregione
Nonn'a nulla pietade: 
Tutto in inferno cade.
Er iscarseçça sola           2815
Vien peccato di gola, 
C'om chiama ghiottornia:
Ché, quando l'omo si svia
Sì che monti in ricchezza,
La gola sì s'aveçça                2820
A le dolci vivande
E far cocine grandi
E mangiar ançi l'ora.
E molto ben divora
Chi mangia più sovente          2825
Che non fa l'altra gente; 
E talor mangia tanto
Che pur da qualche canto 

[25v]

2790 molte R   2793 guardi S  2800 frofende MR   2802 menton C mette'n R   2803 Exemplo CM  2812 in persa B  2818 Ch'e quando uomo s'invia G  2819 vegna G In li fatta schochezza M  2821 le ghiotte M  2825 maggia L  2828 di quel contanto V
 
 

Li duole corpo e fianco,
E stanne lasso e stanco;         2830
E inebria di vino, 
Si c'ongni suo vicino 
Se ne ride d'intorno 
E mettelo in iscorno
Ben è tenuto baccho             2835
Chi fa del corpo sacco 
E mette tanto in epa
Che talora ne criepa. 
Erto per ghiottornia 
S'apparecchia la via      2840
Di commetter lussuria; 
Chi mangia a dismisura,
La luxuria s'accende, 
Si c'altro non intende 
Se non a quel peccato,          2845
E cerca d'ongni lato 
Come possa compiére 
Quel suo laido volere.
E vecchio che s'impaccia 
Di cosi laida taccia                2850
Fa ben doppio peccato
Ed e troppo blasmato.
En è gran vituperio
Commetere avolterio 
Con donne e con donçelle,    2855
Quanto che paian belle;
Ma chi'l fa con parente 

 
 

Pecca piu laidamente
Ma tra questi peccati 
Son vie piu condannati          2860
Que'che son sodomiti.
De, come son periti, 
Que'che contra natura
Brigan cotal luxura! 
Or vedi, caro amico,               2865
E'ntendi cio ch'io dico:
Vedi quanti peccati 
Io t'aggio contati,
E tutti son mortali;
E sai che ci a di tali               2870
Chenne curiàn ben poco.
Vedi che non giuoco
Di cadere in peccato;
E pero da buon lato
Consilglio che ti guardi          2875
Che'l mondo non t'imbardi.
R'a dio t'acomando, 
Ch'io non so l'ora né quando
Ti debbia ritrovare;
Ch'io credo pur tornare         2880
La via ch'i m'era messo;
Ché ciò che m'è promesso 
Di veder le sette arti 
E altri molte parti, 
Io le vo'pur vedere               2885
E cercare e savere;
                                                   26

2829-2830 omit B   2835 tenuto matto CF   2842 tanto infuria M  2844 attende G  2847 adempiere M  2852 molto M  2854 adulterio M  2855 pulcelle V  2856 ribelle C  2858 gravamente BMR  2864 Commetton M  2868 nominati BMR  2874 da lor M  2875 omit M  2876 E sacchettere guadi M
 
 

Da poi che del peccato 
Mi sono penitentiato,
E sonne ben confesso
E prosciolto e dimesso,       2890
Io metto poco cura
D'andare a la ventura.
Osì un dì di festa 
Tornai a la foresta,
E tanto cavalcai                   2895
Che io mi ritrovai 
Una diman per tempo
In sul monte d'elempo, 
Di sopra in su la cima.
E qui lascio la rima             2990
Per dire piu chiaramente 
Cio ch'io vidi presente:
Ch'io vidi tutto'l mondo,
Si com'elgli è ritondo,
E tutta terra e mare,            2905
E'l fuoco sopra l'aire;
Cio sono quattro elementi, 
Che sono sostenimenti
Di tutte creature
Secondo lor nature.               2910
R mi volsi da canto
E vidi un bianco manto
Cosi da la sinestra 
D'una grande ginestra;
E io guardai più fiso,        2915

[Miniature]

 
E vidi un bianco viso
Con una barba grande
Che'n sul petto li spande. 
Ond'io m'assicurai, 
E'nançi lui andai               2920
E feci mio saluto 
E fui ben ricevuto;
Nd'io presi baldança, 
E con dolce accontança
Lo domandai del nome,      2925
E chi elgli era e come 
Stava si soletto
Sança neun ricetto.
E tanto il domandai 
Che nel suo dir trovai        2930
Che là dove fu nato 
Fu tolomeo chiamato,
Mastro di storlomia
E di fisolofia.
Ed è a dio piaciuto            2935
Ch'io sia tanto vivuto,
Qual che sia la cagione.
E io'l misi arragione 
Di que' quattro elementi 
E de lor fondamenti,         2940
E come sono legati
E insieme formati. 
Ed e', con bella risa,
Rispuose in questa guisa: 

A M E N

2878-2879 omit B  2880 andare R  2886 In parere BMR  2887 Che, poi chel del peccato R  2898 d'olempo BRV  2907 aulimenti R  2913 finestra GV  2914 Dopo una gran L  2915 E riguardando fiso M  2924 contanza GMRV  2933 s'astronomia M  2934 phylosophya B  2936 Ch'i'sia BGL Ch'io sia S  2941 formati BMR  2942 leghati BMR fermati G
 

[26v] 

 
 

Orse lo spron ti move   2945
Che di scritte ti prove
Di far difensa e scudo; 
Ma se' del tutto ingnudo,
Che tu difensione
Somente di ragione,                  2950
Fàllati dirictura: 
Una propia natura 
A diricta benvolliença,
Che riceve crescença 
D'amare ongni fiata;                 2955
E lunga dimorata 
Né paese lontano
Di monte nè di piano
Non mette oscuritate 
In verace amistate.                      2960
Dunque pecca e disvia
Chi buono amico obria,
Ché tra li buoni amici
Sono li diricti ofici 
Volere e non volere                   2965
Ciascuno, ad atenere,
Quello che l'altro vole
In facto e in parole. 
Quest' amistà e certa;
Ma de la sua coverta                 2970
Vae alcuno amantato
Come rame dorato.
Cosi in molte guise

 
 

Sono l'amista divise, 
Perche la gente inviçia          2975
La verace amiciçia: 
'Amico che maggiore 
Vuol essere a tutt'ore,
Parte come leone; 
Amor bassa e dispone,             2980
Perche in fina amança 
Non cape maggiorança.
Dunque riceve inganno,
Non credo sança danno, 
L'amico, cio mi pare,            2985
Ch'è di minore affare,
C'ama veracemente
E serve lealmente, 
Donde si membra rado
Colui ch'e'n alto grado.         2990
En sono amici tali 
Che saettano strali,
E dànno grande lode
Quando l'amico l'ode,
Ma null'altro piacere              2995
Si può di loro avere.
Così fa l'usingnolo: 
Serve del verso solo,
Ma già d'altro mestero
Sai che non val guero.         3000
N amici m'abatto
Che m'aman pur a patto
                                              27


 
 

E serve buonamente, 
Se vede apertamente
Com'io riserva lui                    3005
D'altrettanto o di plui.
Ltrettale ti ridico
De lo ritroso amico
Che a la cominciança
Mostra grande abbondança,     3010
Poi a poco a poco allenta,
Tanto che anneenta,
E di detto e di facto
Già non osserva patto.
Osì o posto cura             3015
C'amico di ventura 
Come rota si gira,
Che mi pur guarda e miri 
Come ventura corre:
E se mi vede porre                 3020
In glorioso stato,
Servemi di buon grato; 
Ma se caggio in angoscie, 
Già non mi riconoscie.
Così face l'augello                  3025
C'al tempo gaio e bello
Con noi gaio dimora 
E canta ciascun' ora;
Ma quando vien la ghiacia, 
Che non par che li piaccia,      3030
Da noi fugge e diparte. 

 

Ond'io n'aprendo un'arte:
Che, come la fornace
Pruova l'oro verace,
E la nave lo mare,                 3035
Così le cose amare
Mostran veracemente
Chi ama lealmente.
Erto l'amico avaro, 
Come lo giocolaro,        3040
Mi loda grandemente
Quando di me ben sente;
Ma quando noli dono, 
Portami laido sòno.
Questi davante m'ungne,       3045
E di dietro mi pungne,
E come l'ape in seno
Mi da mele e veleno.
L'amico di vetro
L'amor getta di dietro    3050
Per poco offendimento, 
E pur per pensamento
Si rompe e parte tutto
Come lo vetro rotto.
L'amico di ferro           3055
Mai non dice 'diserro'
Infin che può trappare; 
Ma e non vorria dare
Di molt' erbe una cima: 
Natur'e de la lima.                3060

[27v]
 
 

A l'amico di facto 
È teco a ongni patto,
E persona e avere 
Puoi tutto tuo tenere, 
Ché nel bene e nel male          3065
Lo troverai leale:
E se fallir ti vede,
Unque non sine ride,
Ma te stesso riprende
E d'altrui ti difende:                3070
Se fai cosa valente,
La spande fra la gente
E'l tuo pregio radoppia.
Cotale è buona coppia.
C'amico di parole                   3075
Mi serve quando vole
R, che ch'io penso o dico, 
a te mi torno, amico
Rustico di filippo,
Di cui faccio mi' ceppo.            3080
Se teco mi ragiono, 
Non ti chero perdono, 
Ch'i' non credo potere 
A te mai dispiacere: 
Che la gran canoscença            3085
Che'n te fa residenca 
Fermat' a lunga usanza, 
Mi dona sicurança 
Com'io ti possa dire

 

E per detto profferere.            3090
E ciò che scripto mando
A cagione addimando
Che ti piaccia dittare
E me scripto mandare
Del tuo trovato adesso:           3095
Ché'l buon palamidesso
Dice, ed'o'l creduto,
Che se'n cima saluto;
Ond'io me n'allegrai.
Qui ti saluto ormai:                   3100
E quel tu di latino
Tien' per amico fino
A tutte le carate
Che voi oro pesate. 

Qui è compiuto il fagolet- 
  to ke mando ser burnet- 
  to latino a rustico di fi- 
  lippo 
 


 
 
 
 
 
 

                                                          

[28]
 
 
 
 
 

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Brunetto Latini. Il Tesoretto. Edition, Translation, Preface. New York: Garland, 1981. Garland Library of Medieval Literature, 2. Ed. James J. Wilhelm. xliii + 164 pp. Reviewed: Italica; Italianistica: Rivista di letteratura italiana; Speculum . ISBN 0-8240-9376-3. Archived, http://www.florin.ms/Tesorett.html


The Pilgrim and the Book: A Study of Dante, Langland and Chaucer. Berne, New York: Peter Lang, 1987. Second edition, 1989. xix + 321 pp. Third, revised, edition, 1993. xxii + 303 pp. Reviewed: Studies in the Age of Chaucer; Annali d'Italianistica; Speculum; Journal of Medieval Studies; Medium Aevum.  ISBN 0-8204-2090-5.

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Brunetto Latino. Il Tesoretto. Facsimile and transcription. Firenze,
Le Lettere, 2000.



 

Beata Umilta: Sguardo sulla Santa Umiltà: Contemplating on Holy Humility. Julia Bolton Holloway. Trans. Fabrizio Vanni. Florence: Editoriale gli Arcipressi, 2004. Colour Plates of Pietro Lorenzetti's Altarpiece Panels. Pp. 32.


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